Cucina

Lucchi, dal Garda a Singapore per conquistare una stella Michelin

Viene da Toscolano e da sette anni è lo chef del «Buona terra»: «Serviamo anche casoncelli con polenta, porcini e tartufo nero»
Lo chef Denis Lucchi
Lo chef Denis Lucchi
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Nel firmamento della ristorazione brilla una nuova stella. L’ha accesa, a Singapore, uno chef gardesano. Si chiama Denis Lucchi, ha 38 anni ed è originario di Toscolano Maderno.

Da sette primavere sfoga il suo talento e la sua fantasia nella «Buona Terra», ristorante italiano da tre forchette (per il Gambero Rosso) e una stella Michelin.

«Come abbiamo ottenuto la stella? Semplicemente l’abbiamo voluta - ci racconta soddisfatto lo chef -: in tutti questi anni non ci siamo mai appiatiti, abbiamo sempre cercato di evolvere con tecniche nuove, sapori nuovi...». La stella è arrivata a fine 2019 insieme alla riconferma, nel firmamento Michelin di Singapore, del «Garibaldi» di Roberto Galetti, grande amico di Lucchi. In tutto, nell’isola città-stato, ci sono 49 stellati (erano 36 l’anno prima e 39 nel 2017). E ben due sono guidati da chef bresciani.

Lucchi ha studiato all’alberghiero di Gardone Riviera e ha fatto le prime esperienze a Brescia e sul Garda in realtà storiche come l’Osteria dell’Orologio di Salò. Poi c’è stato il servizio militare. «Terminata la leva - racconta - sono partito per Londra senza sapere l’inglese e ho lavorato perire anni al ristorante Quirinale dello chef bresciano Stefano Savio. È stata un’esperienza formativa, ma a quei tempi il richiamo dell’Italia, per me, era troppo forte: così mi sono trasferito a Roma e ho affiancato lo chef Adriano Cavagnini, di Castenedolo, all’Hotel Eden. Successivamente, per un breve periodo, ho fatto parte della brigata dell’Esplanade di Desenzano».

L’arrivo dell’inverno ha fatto rinascere in Lucchi il desiderio di partire. Destinazione: Singapore. Lì ha lavorato per Galetti al «Garibaldi» e al «Gattopardo» prima di iniziare con un socio emiliano, Gabriele Rizzardi, l’avventura del «Buona Terra». «Qui si vive benissimo - spiega lo chef, sposato e padre due bambini -: Singapore è sicura, pulita e ben organizzata. Nel mio ristorante propongo piatti di ispirazione italiana con i migliori ingredienti del mondo senza mai cadere nel fusion». Un esempio? «Casoncelli con polenta, taleggio in salsa di porcini e tartufo nero».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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