Professioni sanitarie, cala l’adesione al test

Gli iscritti alla prova di ammissione dell’Università di Brescia che si tiene stamattina al Brixia Forum sono 1.314, contro i 1.429 dell’anno accademico precedente e i 1.564 del 2022/2023
Una tecnica di laboratorio
Una tecnica di laboratorio
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Cala l’appeal delle professioni sanitarie. Se ne parla da anni e i dati purtroppo lo confermano: gli iscritti al test di ammissione dell’Università di Brescia che si tiene questa mattina al Brixia Forum sono 1.314, contro i 1.429 dell’anno accademico precedente e i 1.564 del 2022/2023.

Un calo costante (e preoccupante) che riguarda tutta Italia: come riferisce su Quotidianosanita.it Angelo Mastrillo, docente in Organizzazione delle professioni sanitarie dell’Università di Bologna, per la prova odierna di ammissione ai corsi di 41 atenei statali del Paese (che mettono a disposizione 33.213 posti) sono arrivate 58.630 domande a fronte delle 61.892 di un anno fa.

Le professioni sanitarie, però, sono tante e l’interesse nei loro confronti non è omogeneo: a livello italiano il rapporto tra numero di domande arrivate e numero di posti offerti si mantiene alto per diventare fisioterapista (6,7), osteopata (4,8), ostetrica (4,2), logopedista (4,2) e dietista (3,1); infermieristica è a quota 1 (20.715 domande per 20.435 posti) e sotto l’1 ci sono, ad esempio, l’educatore professionale e l’assistente sanitario.

Tornando alla nostra provincia, Luigi Peroni, presidente dell’Ordine Tsrm e Pstrp di Brescia (che raggruppa 18 professioni sanitarie escludendo infermieri e fisioterapisti), si dice «amareggiato di fronte ai numeri che apprendo in questo momento. Tutte le nostre professioni sanitarie hanno fatto un super lavoro di sensibilizzazione e informazione nei confronti degli studenti delle scuole superiori bresciane, sedi periferiche comprese, e ci dispiace constatare questo calo. Da parte nostra possiamo dire di aver fatto il possibile per far conoscere professioni di utilità sociale capaci di offrire in brevissimo tempo un lavoro sicuro. Resta il nodo della remunerazione economica».

L’offerta bresciana

In UniBs le professioni sanitarie tra le quali si può scegliere sono una dozzina. Rappresenta «una novità che ci rende orgogliosi l’avvio del corso in Ortottica e Assistenza oftalmologica – continua Peroni –. Formare nuove figure in questo campo consentirà di abbattere le liste d’attesa dei fragili». Ordine e Università «stanno collaborano molto bene – sottolinea il presidente –. La nostra speranza è che venga attivato presto anche a Brescia il corso in Logopedia. Auspichiamo, inoltre, che possa partire pure la formazione magistrale delle professioni sanitarie».

Mancano gli infermieri

In Infermieristica (professione per accedere alla quale è necessario affrontare il test odierno) i posti disponibili in UniBs, in convenzione con le Asst, sono 393. Cento posti sono a Brescia, 30 ad Alzano Lombardo, 45 a Chiari, 62 a Cremona, 51 a Desenzano, 40 ad Esine e 65 a Mantova. Erano 380 l’anno scorso e 342 l’anno accademico prima.

Alla Cattolica di Brescia, in convenzione con la Poliambulanza, «i posti sono 95 e le domande sono state 121 – riferisce Guglielmo Guerriero, referente della comunicazione per l’Ordine degli Infermieri della nostra provincia –. La situazione è stazionaria rispetto al 2023. Il calo emerge dal confronto con gli anni passati. Per i commenti, però, è presto: vediamo quante saranno le matricole».

Il problema della carenza di infermieri (mille nel Bresciano) «riguarda tutta Europa – aggiunge Stefania Pace, presidente dell’Ordine –: Ue e Oms Europa hanno siglato un patto per rendere più attrattiva la professione. Sul piatto ci sono 1,3 milioni».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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