«Il Parkinson mi ha reso un uomo migliore, ora vivo al cento per cento»
Il titolo del suo libro - «Parkinson, mon amour» - contiene un messaggio che lui stesso definisce «paradossale, ma vero: questa malattia ha migliorato la qualità della mia vita, mi ha aiutato ad apprezzarla di più, a scoprirne e riscoprirne il significato, a dare un peso diverso alle cose, alle passioni, agli interessi». Lui si chiama Livio Favagrossa, è nato nel ’67, abita a Polpenazze, è laureato in Economia, è sposato, ha una figlia che studia Matematica e lavora come direttore commerciale nell’azienda fondata dal nonno e dallo zio che vende paraspifferi in tutto il mondo.
Da dieci anni è affetto dal morbo di Parkinson. Trattandosi di una malattia degenerativa ha iniziato a scrivere «per stare sul pezzo - racconta -. L’idea iniziale era quella di fare un diario, poi un blog, poi niente e infine un libro» edito da Marco Serra Tarantola che verrà presentato venerdì alla Libreria Tarantola 1899 di via Fratelli Porcellaga, in città. Quaranta capitoli brevi, sinceri e personali che analizzano vari aspetti della sua vita in modo leggero e ironico. E raccontano una storia che la psicologa Daniela Gorfer nella prefazione definisce «un inno alla forza interiore e soprattutto alla resilienza. Una storia di coraggio, voglia di vivere e gratitudine. Una testimonianza potente - sottolinea - della forza dell’essere umano».
Vivere al cento per cento
Il morbo ha generato in Livio tanta rabbia, ma anche il desiderio di «vivere al cento per cento, senza piangermi addosso. Ho infatti scelto di togliere tempo al lavoro e dedicarlo alle cose che mi piacciono e alle persone che mi fanno stare bene. Gioco a padel e golf, pratico nuoto, suono il basso e viaggio. Ho recuperato il rapporto con persone del passato a cui tenevo ancora molto. Dormo solo quattro-cinque ore ogni notte perché voglio vivere il più possibile. Ho cambiato casa, cosa che forse non avrei fatto se non fossi entrato in questo ordine di idee».
Il messaggio
Dopo l’estate vorrebbe iscriversi di nuovo all’Università per prendere una seconda laurea (questa volta online) in Storia e Filosofia e, nel 2025, fare un cammino, presumibilmente lungo la Via Francigena. Negli anni il suo rapporto con la malattia è cambiato passando da conflittuale a simbiotico. Ecco spiegata la «Storia di una sorprendente alleanza» che si legge sulla copertina: «Certo, la malattia ha degli effetti collaterali pesanti: ho l’olfatto quasi azzerato, faccio sogni spaventosi e mi sento irrigidito. La rabbia a volte ritorna, penso che avrei potuto anche non averla questa malattia. Ma di certo non mi ferma: sono concentrato sul presente e non voglio sprecare tempo».
Inizialmente il titolo del libro avrebbe dovuto essere «Bassista a tempo determinato», ma «sarebbe stato triste: a chi lo leggerà intendo trasmettere un messaggio positivo, un invito a non essere pigri e a dare il giusto peso alle cose. Anch’io una volta me la prendevo per delle banalità, poi ho scoperto che la vita può cambiare all’improvviso. E voglio viverla davvero».
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