Vino nel manzo all'olio: la ricetta sbagliata sul portale della Regione
Galeotta fu la ricetta. Quella del manzo all’olio, re incontrastato delle cucine rovatesi, salvaguardato da un’apposita Confraternita - che spegne in questi giorni le prime cinque candeline - e da un disciplinare, varato dall’aprile 2017 dal Comune, con tanto di regolamento ad hoc e «bollinatura» ufficiale del Ministero dello sviluppo economico.
Diversi residenti della capitale della Franciacorta - e più di uno chef, a partire dall’ex vicesindaco Pierluigi Toscani - sono sobbalzati sulla sedia nel leggere la ricetta del manzo proposta da InLombardia, il portale turistico della Regione. Di Rovato, definita una delle «località della Lombardia celebri per la carne più morbida di sempre, famosa da secoli per il commercio della carne», si riconosce la grande «storia culinaria grazie a una specialità gustosa e davvero saporita: il manzo all’olio». Qui, però, è uscito l’inghippo. Nella ricetta proposta, infatti, sono stati infilati una serie di ingredienti - carote, cipolle, sedano, zucchine, pomodori, timo, alloro, addirittura una passata di vino rosso - che hanno fatto gridare allo scandalo (culinario) i buongustai di piazza Cavour e dintorni.
Dal Municipio si è fatto sentire pure un assessore, Pieritalo Bosio, che l’ha presa tra il serio e il faceto: per il titolare della delega alla sicurezza, «a chi venisse a Rovato proponendo questa ricetta del manzo all’olio…tre anni di carcere duro non li leva a nessuno». La Confraternita del manzo all’olio e gli uffici comunali del settore commercio hanno così scritto, a tempo di record, a InLombardia, ottenendo nel giro di 24 ore la sostituzione del post e della ricetta - ora De.Co. -, che recita: «L’ingrediente carneo è unicamente il taglio anatomico denominato cappello del prete. Altri ingredienti per l’approntamento del piatto sono: olio extravergine di oliva, aglio, pangrattato, acciughe, prezzemolo e acqua. Benché non comune, può essere previsto l’utilizzo di Grana Padano Dop». Niente verdure, quindi, né sfumatura alcolica: il manzo all’olio è uno, e non si tocca, tanto che la versione ufficiale del piatto sta conoscendo un successo notevole tra gli appassionati della buona tavola.
Ultimo esempio le oltre mille persone che, a metà settembre, hanno riempito tutti i posti utili del secondo «Chilometro del manzo all’olio», allestito nel suggestivo scenario degli Spalti Don Minzoni. A novembre, inoltre, si replicherà, con il «Mese del manzo all’olio» tra trattorie, osterie e ristoranti. Senza verdure in preparazione e, soprattutto, con il vino non in pentola ma nel calice. Di Franciacorta Docg, ovviamente.
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