Pepe e la margherita sbagliata che ha conquistato il mondo

Per assaggiarla non serve andare a Caiazzo: il maestro firma le pizze del chiosco «La filiale» aperto nel bosco dell’Albereta di Erbusco
Il maestro Franco Pepe, pizzaiolo di fama internazionale - © www.giornaledibrescia.it
Il maestro Franco Pepe, pizzaiolo di fama internazionale - © www.giornaledibrescia.it
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Impasto leggerissimo, materie prime di alta qualità e accostamenti originali rendono uniche le pizze di Franco Pepe, titolare della «Pepe in grani» di Caiazzo (Caserta), miglior pizzeria del mondo secondo la pubblicazione inglese «Where to eat pizza» (2016) e numero uno in Italia per la giuria di «Top 50 pizza» (2017).

Grazie a un’intuizione di Martino De Rosa e della moglie Carmen Moretti, per assaggiarle, da alcuni mesi, non serve fare 800 chilometri: Pepe firma - direttamente o attraverso i segreti trasmessi al suo affiatato team - ogni pizza che esce dal forno elettrico super tecnologico de «La filiale», lo spettacolare chiosco su due piani in vetro, legno e marmo con cucina a vista che sorge nel suggestivo bosco dell’«Albereta» di Erbusco.

Lì, in un’atmosfera rilassata e chic, ogni dettaglio esprime la filosofia del maestro. «I nostri ospiti - precisa Pepe - non devono venire in pizzeria per cercare il pizzaiolo, ma per mangiare le pizze»: dalla «margherita sbagliata» concepita «per esaltare un antico pomodoro riccio che in cottura si sarebbe rovinato» alla «scarpetta» ispirata a «un piatto di pasta tanto semplice quanto eccezionale che mangiai nel ristorante dello chef contadino Pietro Zito».

Le pizze di Pepe raccontano ricordi e territori: boccone dopo boccone si assaggia la Campania, ma anche Brescia. Nell’impasto, frutto di una continua ricerca, c’è il blend di farine che il Mulino Piantoni di Chiari («mio fornitore da quasi 20 anni») ha creato per il maestro. Nel menù spicca poi un omaggio alla nostra terra: è la «Curtefranca» con fatulì, pancetta, fiordilatte, battuta di broccoli e pistacchio. Da gustare con tutti i sensi.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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