Da chef Bottura a Dina: il sogno di Alberto ora è realtà
Lo avevamo lasciato solo qualche mese fa all’Osteria Francescana, miglior ristorante al mondo 2016, lo ritroviamo adesso, pronto ad aprire Dina, il proprio ristorante.
Alberto Gipponi rende reale il suo sogno. Dopo aver dato una sberla al proprio destino, lasciando il lavoro - è stato coordinatore della San Vincenzo De Paoli - ed essere andato a «scuola» all’Orsone, il ristorante italiano di Joe Bastianich, Da Nadia, e, soprattutto a «casa» di Massimo Bottura a Modena, è arrivato per il 37enne bresciano il momento di spiccare il volo.
Dina - il nome è quello della nonna paterna che per prima gli insegnò a cucinare - apre il 17 novembre in via Santa Croce a Gussago. «La mia è una cucina narrativa, l’aspetto del racconto ha importanza cruciale. La prima ricaduta ovviamente è nel gusto: quel che mangi deve soddisfare il palato - continua Alberto -, ma l’ambizione è servire emozioni. Farò un mese di pre-apertura in cui proporrò un unico menù degustazione che si chiamerà "Done is better than perfect" in onore di questo nuovo inizio».
Tre i filoni in cui si declina la cucina di Gipponi. «Si tratta di memoria, gioco-illusione e penetrazione. Tutto si lega a sapori atavici, ci sono pochi piatti con una complessità di sapori di difficile comprensione».
Il «luogo Dina» è stato concepito dopo un percorso di condivisione con il designer bresciano Gianluca Seta. Nei locali troveranno spazio opere d’arte - come il cruciale neon Untill then if not before firmato da Jonathan Monk appositamente per Dina, opera da cui è scaturito il cambio di vita di Alberto - o l’astrazione di un labirinto - metafora della vita - di Sarah Mazzetti, fumettista e prolifica illustratrice che lavora per testate come il New York Times, senza contare il lavoro di Mepra che ha ideato oggetti per la presentazione dei piatti di Gipponi e che sarà presente anche con le posate Ergonomica di Mangiarotti, icona del design.
Alberto, già vincitore anche di Chef per una notte, non può che essere grato al «filantropo dei suoi sogni». «Sto aprendo il mio ristorante grazie ad una serie di persone, in testa c’è Massimo Bottura: mi ha aperto le porte di casa sua contro ogni buon senso, ha creduto in me e per questo gli sarò riconoscente per sempre».
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