Scuola

Fondi alle paritarie, cinque asili a bocca asciutta: Fism su tutte le furie

Pesenti: «Già partite le diffide all’Ufficio scolastico regionale Discriminati pure da un bando»
Le paritarie nel Bresciano sono 245 - © www.giornaledibrescia.it
Le paritarie nel Bresciano sono 245 - © www.giornaledibrescia.it
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«Ottusità della burocrazia» e tentativo di «penalizzare le materne paritarie che, tra l’altro, nel Bresciano accolgono oltre ventimila bambini». Massimo Pesenti, presidente provinciale della Fism, è su tutte le furie: «Cinque scuole non hanno ottenuto dal Ministero, per tramite dell’Ufficio scolastico regionale (Usr), i fondi che invece spetterebbero loro».

Sono la Bendotti di Angolo Terme, la Sacra Famiglia di Dello, la Don Giuseppe David e la Comini di Nave e quella di Gargnano. La Fism ha già fatto partire cinque diffide nei confronti dell’Usr e Pesenti si dice pronto ad andare fino in fondo: «I contributi ordinari del Ministero sono composti da una quota che spetta a ogni scuola e da una quota calcolata in base al numero di sezioni presenti. Queste ultime possono avere un minimo di 15 alunni e un massimo di 25-28. Gli istituti comunicano tutti i dati in questione al portale Sidi del Miur».

L’errore

Quando le cinque scuole l’hanno fatto «hanno commesso un errore confondendo il numero della sezione con quello delle bolle, ma poi - sostiene Pesenti - l’hanno corretto, cosa che il Ministero non ha recepito».

Un esempio: una scuola con 25 bambini ha visto la sua unica sezione comporre due bolle da 13 e 12 alunni per via delle esigenze di distanziamento anti-Covid. Nessuna bolla ha raggiunto la quota minima di 15 iscritti, quindi il Miur ha negato il contributo ordinario. Invece, sottolinea Pesenti, «la sezione rimane comunque una sola e i fondi sarebbero dovuti arrivare. Anche perché si tratta di una realtà piccola che necessita di sostegno economico».

A suo avviso quanto accaduto è un controsenso: «Le scuole fanno di tutto per migliorare la qualità, con misure che favoriscono ad esempio il distanziamento e comportano più costi, e il Ministero non riconosce loro nemmeno quanto gli spetta». Stando così le regole (minimo 15 alunni, massimo 25-28), «si crea un caso paradossale quando i bimbi sono 29 e, dovendo creare due sezioni, una ne ha 14 e non percepisce contributi. È successo in una delle nostre scuole: l’anno era iniziato con 30 bambini e uno si è ritirato». Pesenti non accetta il venir meno dei fondi per queste cinque paritarie: «L’istituzione anziché andare al senso del servizio, si ferma alla virgola».

Carenza di personale

Pesenti ce l’ha col Ministero anche per altri motivi. Uno riguarda la mancanza di insegnanti abilitate: «Alcune nostre maestre sono state assunte dalle scuole statali. Col calo demografico in corso mi chiedo se davvero queste ultime abbiano bisogno di ulteriore personale perché ho la sensazione che vadano in esubero d’organico e poi aprano nuove sezioni nelle località in cui ci sono già le paritarie. Dovremmo invece collaborare. In Italia il sistema scolastico è unico. E si potrebbe fare un accordo che consenta alle paritarie di attingere all’eventuale personale in esubero delle statali».

Infine: il Ministero ha indetto un bando Pon che consente di attingere a fondi europei per finanziare progetti di ambienti didattici innovativi nella scuola dell’infanzia. «Peccato che i 159 milioni di euro sul piatto vengono concessi solo alle statali in quote massime da 75mila euro a scuola. E le paritarie? Anche in questo caso sono state discriminate. A questo punto chiediamo un medesimo bando aperto ai nostri istituti che, come gli altri, necessitano di ambienti didattici ancora più innovativi: non vogliamo un trattamento di serie B».

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