Tecnologia digitale, studi dinamici e stampa 3D: a Brescia il futuro delle operazioni all’anca

All’istituto clinico Sant’Anna il chirurgo ortopedico Gianmarco Regazzola eseguirà un nuovo tipo di intervento su una paziente di 56 anni
L'istituto clinico Sant'Anna - © www.giornaledibrescia.it
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Ricostruzione 3D del bacino e delle ossa dell’anca, studi dinamici per definire il preciso orientamento della protesi. E stampa 3D dei modelli che verranno utilizzati, in forma sterile, durante l’intervento. Ricorre alla chirurgia robotica il chirurgo ortopedico bresciano Gianmarco Regazzola per operare all’anca una donna. L’intervento, il primo di questo tipo a Brescia, si svolgerà al Sant’Anna seguendo un approccio già utilizzato dal medico in Australia.

La paziente ha 56 anni. Il lavoro pesante, come operaia in un’azienda del settore automotive, e la predisposizione genetica hanno portato la donna ad accusare da due anni un dolore all’anca destra, che si va intensificando sempre più. Un dolore che non passa nonostante la donna abbia eseguito terapie conservative con antinfiammatori, esercizi di fisioterapia e infiltrazioni eco guidate. Un dolore che le rende difficile la vita quotidiana.

Con lei Regazzola utilizzerà un approccio ancora poco diffuso in Italia, pensato «per ridurre i rischi post-operatori e garantire il miglior risultato possibile nel tempo».

«Secondo studi recenti, fino al 20% delle persone che hanno subìto interventi di protesi all’anca può incorrere in lussazioni posteriori per via di un’alterazione alla mobilità che la protesi causa - spiega -. Infatti, il bacino, il rachide lombosacrale e le anche sono strutture anatomiche interconnesse tra di loro con una complessa biomeccanica. La moderna chirurgia protesica dell’anca deve prendere in considerazione questi aspetti per ridurre le complicanze e favorire la soddisfazione del paziente. Con delle valutazioni radiografiche dinamiche e una Tac è possibile studiare il movimento del bacino e alcuni parametri che sono fondamentali per la buona riuscita dell'intervento. In questo modo è possibile personalizzare l’intervento per ogni singolo paziente».

Funziona così: «Attraverso una serie di calcoli sulle radiografie e alla Tac il programma crea una ricostruzione 3D del bacino e delle ossa dell’anca. Si pianifica il tipo di impianto da utilizzare e si eseguono degli studi dinamici per valutare l’orientamento delle componenti (coppa acetabolare e stelo femorale). Si può decidere in questo modo il loro posizionamento ottimale personalizzato per il paziente, evitando fenomeni di instabilità o lussazione, differenza di lunghezza degli arti e alterazioni della normale biomeccanica articolare.

Il chirurgo valuta i risultati dello studio e può apportare alcune modifiche finali. Al termine una stampante 3D stampa i modelli che si utilizzeranno sterilmente durante l'intervento. Questi permettono di posizionare, grazie a puntatori laser, la componente acetabolare e lo stelo femorale nelle posizioni ottimali pianificate in precedenza».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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