Per Agenas 2 casi su 10 che arrivano al pronto soccorso si potevano evitare
Mal di pancia persistente? Si va al Pronto soccorso. È notte e il neonato piange in modo inconsolabile? Si cerca una risposta al Pronto soccorso. È domenica e la febbre non passa? C’è il Pronto soccorso. Ma è sempre una buona scelta bussare a queste strutture deputate all’emergenza-urgenza? Non si rischia di intasare il sistema sottoponendo a un servizio obbligato a fornire aiuto una questione che potrebbe trovare soluzione altrove?
Il tema è di certo d’attualità, ma trovare una risposta a queste domande non è facile. Nessuna delle quattro Asst bresciane ci ha infatti fornito una stima degli accessi ai relativi Pronto soccorso che avrebbero potuto essere evitati.
Cristiano Perani, direttore del «Ps» degli Spedali Civili di Brescia, osserva a tal proposito che, prima di dire se un accesso è improprio o meno, è importante capire se sul territorio di riferimento c’è una realtà alternativa al Pronto soccorso alla quale il paziente avrebbe potuto rivolgersi. In questa categoria di accessi, però, non ci sono solo quelli di persone disorientate, preoccupate oltremodo o che sono state indirizzate male: «Una piccola quota di utenti che si rivolgono all’emergenza-urgenza – ammette il direttore Perani - lo fa per ottenere una prima risposta immediata aggirando un sistema caratterizzato da liste d’attesa».
A livello nazionale Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha provato a raccontare il fenomeno usando dei numeri. Sostiene, infatti, che dei 18,27 milioni di accessi ai Pronto soccorso registrati nel 2023 in tutta Italia quasi quattro milioni (il 22%) si possano ritenere impropri. Ossia: «Accesi in codice bianco e verde alla visita medica, con l’esclusione dei traumi». Pazienti «giunti in Pronto soccorso in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia, nei giorni feriali e festivi e in orari diurni, con dimissione al domicilio o a strutture ambulatoriali».
Il fenomeno
Il fenomeno, stando sempre al report di Agenas, riguarderebbe tutte le regioni. In testa nella classifica c’è la Provincia autonoma di Bolzano, seguita dalla Valle d’Aosta. Per la Lombardia vengono stimati meno di 10 accessi inappropriati per cento abitanti; la nostra Regione risulta leggermente sopra la media nazionale. Nel dettaglio a rivolgersi in modo inappropriato ai Pronto soccorso italiani sarebbero soprattutto uomini in età lavorativa (25-64 anni). Nel 50% dei casi vengono lamentati disturbi generalizzati, il 10% sono problemi oculistici, poi ci sono dolori addominali, disturbi ginecologici e otorinolaringoiatrici.
I codici di priorità
I codici di priorità nei Pronto soccorso lombardi sono cinque (prima erano quattro). Il più grave è il rosso: implica una presa in carico immediata per grave compromissione delle funzioni vitali. In quasi tutte le strutture delle Asst bresciane i codici di questo tipo rappresentano l’1% del totale del 2023, fanno eccezione il Pronto soccorso degli Spedali Civili di Brescia con il 2,6% e quello di Esine (3% al triage d’uscita e 10% al triage d’ingresso).
Il secondo codice di priorità è l’arancione: viene scelto quando c’è un rischio elevato di compromissione delle funzioni vitali e implica la presa in carico in tempi brevissimi. L’azzurro è il colore dell’emergenza differibile: scatta se la condizione è stabile, senza rischio evolutivo, con sofferenza.
Infine ci sono il verde per l’urgenza minore (condizione stabile, senza rischio evolutivo, percorso diagnostico terapeutico semplice e monospecialistico) e il bianco per la non urgenza (condizione stabile di minima rilevanza clinica risolvibile dal medico di medicina generale o dallo specialista in ambulatorio). Questi ultimi due codici sommati rappresentano il 38,1% dei casi al Civile e tra il 68% e il 73% di quelli degli altri Pronto soccorso.
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