Brescia capitale del gin, 30 etichette nostrane e un social influencer
Si fa presto a dire gin. A Brescia ne esistono trenta e sono tutti molto diversi: c'è quello con caffè, quello con il pompelmo, quello impreziosito da oro edibile, quello con la birra e quello glitterato. Ne sa qualcosa Francesco Milanesio, «gin influencer» di casa a Mazzano che ha fondato la pagina Instagram Gin.ceck (dove «ceck» sta per Francesco) con circa 10mila follower e ha lanciato una linea di accessori e abbigliamento legata a questo mondo («I am GINer», con tanto di kit del gin lover).
I festival
Milanesio ha anche organizzato otto festival del gin di cui tre nel Bresciano: quello cittadino, che si è tenuto due volte in Castello, quello di Desenzano e quello franciacortino che si è svolto a Monticelli Brusati. «Tutti eventi caratterizzati dalla presenza di produttori locali - spiega l'esperto - che preparano gin tonic ai visitatori».
Ogni festival vanta un proprio logo: «Per quello di Verona abbiamo usato un cuore che ricorda l'Arena e allude al gin tonic - spiega -. In quello di Brescia, invece, c'è la Vittoria Alata. La prima edizione dell'iniziativa in Castello ha registrato la partecipazione di 10 produttori e 300 visitatori, la seconda di 17 produttori e 1.300 partecipanti. Sono stati serviti ben 2.500 gin tonic». Una curiosità: «Ad ogni festival io indosso la maglia della squadra di calcio locale».
I gin bresciani
In questo articolo ve ne proponiamo una selezione, ma trovate tutte le etichette nella tabella qui sotto.
Milanesio lavora in un'azienda che si occupa dello smaltimento di rifiuti industriali. Si è avvicinato al mondo del gin nel marzo 2020 e ora conta una collezione da 240 etichette. L'avventura è iniziata così: «Un giorno volevo comprare il gin Acqueverdi da Perini di Montichiari - racconta -. In quel momento, però, non era disponibile. Così al negozio me ne sono stati proposti altri quatto abbastanza simili. Li ho assaggiati, un po' alla volta. E mi sono innamorato di questo mondo: ogni bottiglia ha una sua storia o racconta la storia di chi l'ha ideata; ogni etichetta rappresenta un territorio».
E il territorio bresciano ne è particolarmente ricco: Milanesio ne ha contate trenta.
C'è il famosissimo Gin Aro di Luca Scaroni di Castenedolo nella versione classica e blu che deve il suo colore a un fiore. E che, questo Natale, è finito pure nel panettone della pasticceria sociale LieVita. Il Piero Dry Gin «parte secco e finisce morbido - spiega l'esperto - grazie alla sua botanica segreta. Inoltre si sposa bene con tutte le toniche».
Una curiosità: sull'etichetta Gianpiero Giuliano ci ha messo la faccia. Mario Bandera di San Felice, invece, sulle bottiglie del suo Gin Mario ha scelto di incollare un disegno del figlio il cui significato è chiaro: «La tartaruga mangia la lattuga, come mio padre (di professione sommelier) beve gin tonic». Il riferimento è ai tantissimi esperimenti eseguiti da Mario nel periodo Covid prima di definire la ricetta perfetta.
Tra oro e malto
E ancora: nel Bresciano c'è chi ha messo nel gin piccole scaglie di oro edibile (è nato così il 25k Gin); chi ha optato per il caffè, come Fabio Dotti (maestro dell'arte della caffetteria e campione italiano nell'assaggio del caffè) con il suo Gin del Baffo; chi l'ha impreziosito con i glitter (il Glitter Gin); chi ha inserito il malto, come il Birrificio Curtense con il Gin 2021; chi ha usato direttamente la birra come La Dama di Bedizzole che ha appena lanciato l'Hania Gin. O chi ha utilizzato il pompelmo come il musicista Gianluca Gabriele, papà del nuovo Gini Rock.
In una provincia come la nostra, poi, non potevano mancare prodotti creati dalla vinaccia d'uva come The Italian Gin e il Gin Vigna 9.2. «Sono sempre di più le cantine che iniziano a produrre gin - osserva Milanesio -: sono nati così anche il Tiger Gin e il Gin Mea Culpa». Arriva invece da una farmacia il Gin del Benaco (con infuso di limoni del Garda) e da una trattoria di Desenzano il Gin by Corso (dove «Corso» sta per Nicola Corsini). L'elenco, insomma, è lunghissimo e pieno di curiosità.
«Si va dal Benacus Gin - racconta l'esperto -, che risale al 2018, al nuovissimo Gin Malmostoso (in collaborazione con gli influencer de Il bresciano mamostoso), blu come il colore della nostra città». In mezzo ci sono tante altre chicche, nate in buona parte durante la pandemia.
@I bresciani siamo noi
Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato