Rocca d'Anfo, la fortezza più ambita nella storia del lago d'Idro

Fu un'importante base militare durante il Risorgimento e la Prima Guerra Mondiale, a difesa di un confine che poi perse importanza
La Rocca d'Anfo sul lago d'Idro - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
La Rocca d'Anfo sul lago d'Idro - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
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Pensate a un crinale scosceso, a una lunga rupe aguzza. Tagliate la roccia e ricavatene camminatoi, gallerie, scale e pozzi, aggiungete edifici solidi e squadrati fatti apposta per sfidare gli eserciti nemici e, incidentalmente, il tempo. Ecco, questa è la Rocca d’Anfo, un arditissimo insieme di strutture militari costruito a partire dal XV secolo che va dalla cima del monte Censo alle rive del lago d’Idro.

I veneziani per controllare il confine con le Giudicarie decisero di costruire una postazione difensiva e di osservazione del nemico. Il nemico, sebbene oggi sia complicato immaginarlo, era lì dietro, nel Trentino, che nessuno percepisce più come estremo limite territoriale. Così la primigenia Rocca fu edificata nella seconda metà del Quattrocento dal conte Gian Francesco Martinengo, condottiero e architetto. Un baluardo in una posizione ambita da tutti: infatti passò dai veneziani ai francesi agli spagnoli agli austriaci. E di nuovo ai veneziani e ai francesi.

Napoleone la fece prima radere al suolo e poi ricostruire. Incaricato del progetto, il marchese François de Chasseloup-Laubat progettò, oltre a questa, altre incredibili fortificazioni come la cittadella di Alessandria, il forte di Pietole a Mantova, la fortezza di Magdeburgo eccetera. Così il destino della Rocca è di esser stata pensata da due aristocratici che erano valorosi militari e pure professionisti di talento. Tutti gli altri soldati semplici che si avvicendarono per secoli sulla Rocca d’Anfo si limitarono a correre su e giù e a fare il loro dovere rischiando la propria vita.

La vista dalla Rocca d'Anfo - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
La vista dalla Rocca d'Anfo - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it

La Rocca fu un’importante base militare durante il Risorgimento e la Prima Guerra Mondiale. Il confine che difendeva perse importanza quando il Trentino divenne parte dell’Italia. Divenne una caserma e fu abbandonata nel 1975. Nella sua lunga storia ebbe anche il tempo di essere una polveriera e una prigione e di essere assediata. Di lei resta un’imponente fortificazione appoggiata alla montagna, con un’ossatura di trincee, batterie, caserme, muri, gradini, feritoie, cunicoli, stalle per i muli. E un burrone assai dissuasivo.

La lunga linea di edifici attaccati alla montagna finisce nell’osservatorio, rotondo simbolo dell’intera struttura, appoggiato in cima allo sperone di roccia come se fosse caduto dal cielo: è la meta da raggiungere. Da lassù tutte le miserie del mondo sembrano lontane: forse avrebbero voluto fosse così anche i soldati che hanno dovuto vivere (e morire) in angoscia dove noi passeggiamo felici.

Questo angolo che oggi pare così amichevole non è stato tale per secoli. I confini di ieri non sono quelli di oggi e quelli di oggi non saranno quelli di domani. La Rocca d’Anfo sembra fatta apposta per illustrare il concetto.

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