
Clementina Coppini
Scrive da quando aveva sei anni, un po' come tutti. La cosa le deve essere sfuggita di mano, poiché scrivere è immeritatamente diventato il suo lavoro. Ogni volta teme di dire cose inadeguate o, peggio ancora, inutili (non è falsa modestia, bensì sana autocritica). Ha iniziato a fallire subito. Dopo il liceo ha frequentato il DES (Discipline Economiche e Sociali) alla Bocconi. Un corso per eletti, ma dopo due anni e mezzo ha intuito di essere un asino patentato in economia. Non è un'Eletta. Così si è laureata in lettere classiche alla Statale di Milano, in particolare sulla tragedia greca. Quando ci pensa (praticamente mai) si stupisce ancora oggi.
Per mantenersi agli studi ha fatto la cassiera al supermercato, impiego che le ha insegnato molto sugli esseri umani. Ha lavorato per studi editoriali che la sfruttavano, poi per celebri riviste di viaggi e celebri case editrici. Ha scritto un tot di libri per bambini e di recente ha scoperto che le sue storielle, dopo quasi trent'anni, sono ancora in giro. Ha pubblicato due romanzi che non ha letto praticamente nessuno e prodotto romanzi per cui non ha ancora trovato un editore. Ma bisogna sempre avere Fede. E lei ce l'ha.
Dieci anni fa ha detto addio a Milano e Brianza, si è trasferita definitivamente sul Garda ed è rinata. Era il sogno di sua madre, morta troppo giovane. Attualmente traduce fumetti per bambini per Battello a Vapore e Tunuè (Dog Man, Capitan Mutanda, Cat Kid, Investigators, Books of Clash, SpongeBob eccetera), collabora con alcune riviste e ogni settimana scrive per il Giornale di Brescia le Cartoline Bresciane, attraverso le quali impara ogni volta a conoscere meglio un territorio che ama follemente e che ogni volta la sorprende. Per ciò che c'è, per le persone che ci sono. Per decenni, ogni volta che ha imboccato la A4 in direzione Milano per tornare a casa, ha sentito un vuoto. Ora che vive qui non lo sente più. Alla fine è tornata a casa.
