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La Torre dei Venti con l’aquila della guerra e il leone della pace

L’imponente edificio che sorge al «curvone» di Bergamo dell’A4 fu costruito nel 1940 ma richiama la struttura dell’«Horologion» dell’antica Atene
La Torre dei Venti costruita nel 1940 - © www.giornaledibrescia.it
La Torre dei Venti costruita nel 1940 - © www.giornaledibrescia.it
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Anche questa rubrica vuole partecipare con un apporto specifico all’anno di Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura 2023, e lo fa attraversando l’Oglio per «spedire» ai lettori bresciani qualche cartolina anche dalla cugina terra orobica. Quante volte ci siamo passati di fianco, viaggiando sulla trafficatissima autostrada A4? Decine, centinaia, migliaia. È una torre, nei pressi del curvone che indica l'arrivo a Bergamo, nome che compare due volte sopra di essa a caratteri cubitali. Ci è venuto mai in mente di fermarci (non in mezzo alla strada, ovvio) per darle un’occhiata? No, eppure tutti l’abbiamo presente. Il suo nome è Torre dei Venti.

Questo cippo esagonale dal tetto troncoconico, alto 35 metri e costruito nel 1940 in occasione di una visita del Duce, è ispirato a una torre ottagonale alta 12 metri in marmo pentelico ancora oggi posta nell'agorà romana di Atene, chiamata appunto Torre dei Venti oppure «horologion», progettata dall'astronomo Andronico di Cirro circa ventuno secoli fa. Era uno dei primi orologi pubblici monumentali al mondo, con anche il compito di proteggere i marinai. Otto riquadri sulla parte superiore rappresentavano gli Anemoi, le divinità dei Venti.

La struttura

Quella di Bergamo, esagonale, è stata realizzata in teutonico klinker dall'architetto svizzero-bergamasco Alziro Bergonzo. In cima vi sono sei bassorilievi di cemento rosseggiante, opera dello scultore soresinese Leone Lodi. Destinata a ospitare un presidio della Polizia stradale, è quasi sempre rimasta vuota. Alla base aveva lastre in pietra bianca con scritte inneggianti al fascismo, ora rimosse. Restano invece le frasi sui bassorilievi in cima (leone di San Marco, lupa capitolina, un'aquila ad ali aperte e muscolosi angeli). L’aquila regge una targa su cui è scolpita la scritta: «L’Italia fascista è un’immensa legione che marcia sotto i simboli del Littorio verso un più grande domani - nessuno può fermarla nessuno la fermerà». Sopra un angelo c’è la frase: «Sempre più in alto sempre più avanti».

Il significato

L’intenzione era che la torre rappresentasse il faro del progresso di una città e di una strada capaci di unire paesi e persone. Concepita come un monumento di un certo impatto, tale è rimasta, per quanti svincoli vi abbiamo costruito intorno. Non è bizzarro che un'opera che abbiamo da sempre sotto gli occhi sia poco considerata e quasi data per scontata malgrado la sua imponenza? Certo, è stata costruita da un regime all’alba di una guerra.

Adesso, malgrado il suo lugubre passato, è diventata simbolo di unione e di progresso, sul cui significato le nuove generazioni avranno molto da riflettere. Perché il male non si ripeta, per cercare di fare le cose in modo meno devastante e ad affrontare un capitolo amaro della nostra storia con cui non abbiamo ancora imparato a fare i conti. Lei è ancora lì, posta quasi a protezione degli automobilisti, e quelle scritte sono relegate in alto, illeggibili dall’abitacolo del nostro autoveicolo. Però il leone della Serenissima regge una tavola che comincia con la parola Pax, Pace. È da lì che ogni viaggio deve cominciare.

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