Oltre il «velo», al di là di legge e religione c’è la convivenza civile
Porre il volto come simbolo non surrogabile del «pubblico» rappresenterebbe un principio unitario che ci costringerebbe in questa fase storica di grandi rivolgimenti demografici a ripensare, da europei, cioè a «viso aperto», il tema del riconoscimento dell’altro
![Una donna con il niqab - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it](https://api.gdb.atexcloud.io/image-service/view/acePublic/alias/contentid/1h7daqfy62av0u1iha4/0/una-donna-con-il-niqab.webp?f=16%3A9&w=826)
Una donna con il niqab - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Riprende vigore la polemica, in realtà mai davvero sopita, sulla libertà di indossare nei luoghi pubblici il burqa o il niqab, vale a dire quegli indumenti che coprono interamente il volto lasciando solo piccole fessure per vedere. Il tema è molto delicato poiché la parola velo si associa immediatamente all’aggettivo islamico, diventando così un facile terreno di scontro che si presta a dare ulteriore vigore ai fautori dello «scontro di civiltà» e all’intensificazione della propaganda identitari
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