Dazi Usa, le contromisure possibili dell’Europa alle mosse di Trump

La Bce ha stimato che dazi del 25% generalizzati farebbero calare il Pil dell’area euro dello 0,3%, che sale allo 0,5% con eventuali contro-dazi Ue
Donald Trump
Donald Trump
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In Italia manca meno di un mese alla festa del 25 aprile, anniversario della nostra Liberazione. Intanto, dall’altra parte dell’Atlantico si stano preparando al 2 aprile, identificato quale il «giorno della liberazione dell’America».

Infatti l’America sarebbe stata per decenni derubata e depredata – per non ripetere qui termini più gergali usati da Trump – da molte nazioni del mondo, in primis proprio dall’Europa. Così il 2 aprile ci sarà la riscossa, con l’introduzione di nuovi dazi generalizzati.

Dazi

La giustificazione di questi dazi è debole o inesistente (come si è già fatto notare anche su queste colonne), tenuto conto di tutti gli elementi in gioco: saldo commerciale, saldo dei servizi, movimenti di capitale. Inoltre essi saranno contro-producenti per la stessa economia americana: l’attesa frenata dell’economia e l’andamento degli indici di borsa lo testimoniano.

Quanto all’impatto sul Vecchio continente, la Bce ha stimato che dazi del 25% generalizzati farebbero calare il Pil dell’area euro dello 0,3%, che sale allo 0,5% con eventuali contro-dazi Ue. Intanto, oltre ai dazi già in vigore sulle importazioni di acciaio e alluminio, Trump ha annunciato dazi del 25% sulle importazioni di automobili (sempre a partire dal 2 aprile).

Germania

Questa misura penalizzerà in particolare l’economia tedesca, che stava lentamente riprendendosi dalla recessione del 2023-’24.

Riguardo alla Germania, recenti analisi avevano evidenziato il mutamento delle tre condizioni favorevoli che in passato – anche nel primo ventennio di questo secolo – beneficiavano quel Paese: (I) la forte domanda cinese per i suoi beni industriali, macchinari e automobili (ma l’economia cinese ha recentemente rallentato frenando l’export tedesco oltre alla concorrenza diretta cinese sul mercato tedesco, ad esempio nell’automotive); (II) energia a prezzi bassi (gas russo a buon mercato, fino allo scoppio della guerra in Ucraina); (III) sostegno militare Usa (che le consentiva di investire poco nella difesa).

Riguardo a quest’ultimo punto, il prossimo cancelliere Merz ha fatto approvare un piano che potrebbe ammontare fino a 1,7 trilioni di euro in dieci anni, includente un fondo per le infrastrutture da 500 miliardi, 100 miliardi di interventi sul clima (come richiesto dai Verdi) e progressivi investimenti per la difesa, fuori dalle regole di bilancio, per gli importi superiori all’1% del Pil (infatti il Parlamento uscente aveva già modificato la clausola costituzionale di «freno al debito»).

Pur non essendoci rischi per la sostenibilità del debito pubblico tedesco (il rapporto rispetto al Pil supera di poco il 60%), il «whatever it takes» di Merz (così l’ha chiamato lui stesso) ha fatto salire i tassi sui bund decennali tedeschi (da 2,4% a 2,8%), proprio mentre la Bce sta invece riducendo i suoi tassi di policy.

Friedrich Merz, futuro cancelliere tedesco
Friedrich Merz, futuro cancelliere tedesco

Economie interconnesse

Il piano di Merz dovrebbe attutire il colpo sull’economia tedesca causato dai dazi americani; con ricadute anche sulle economie interconnesse, come quella italiana e soprattutto bresciana (infatti l’export bresciano aveva frenato proprio nel 2023-2024). Ricordiamo che il 60% di questo export è destinato ai mercati europei e un quarto (ossia il 15% o poco più) va proprio in Germania (seconda è la Francia con il 9,6% e solo terzi gli Usa con l’8%).

Nelle strategie commerciali nazionali, va allora bene cercare di percorrere vie innovative, come proposto nel recente «Piano d’azione per l’export italiano», dove si pensa di rafforzare la presenza in svariati mercati emergenti, dai paesi del Golfo al Brasile, da Cina e India all’Algeria; senza però scordare che i mercati europei restano fondamentali (basta vedere quanto pesano questi vari paesi nella graduatoria delle esportazioni bresciane).

Imprevedibilità

Nel frattempo, la concreta risposta Ue ai dazi americani è prevista per metà aprile. Il comportamento di Trump è imprevedibile: nei giorni scorsi aveva parlato di una certa «flessibilità» nell’introduzione dei dazi (peraltro l’Italia non deve illudersi di poter ottenere «sconti» significativi, che potrebbero alla fine determinare più danni che vantaggi); poi è giunta la notizia del dazio sulle automobili.

Se il processo negoziale tra Usa ed Ue dovesse incepparsi, quest’ultima potrebbe reagire non solo con contro-dazi, ma anche con altre misure, ad esempio la regolamentazione e/o tassazione delle attività delle multinazionali nei settori di punta americani: quelli tecnologici e finanziari.

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