In Italia disoccupato, a Londra sommelier nel tempio dei vini
Federico Moccia è bresciano, ha 35 anni, vive a Londra e non cammina «Tre metri sopra il cielo».
«Esatto, ma qualcuno, anche qui in Inghilterra, ci casca ancora», ci racconta divertito via WhatsApp. Rispetto al più celebre scrittore-regista-sindaco il nostro Moccia non ha all’attivo romanzi d’amore e non ha riempito i ponti di lucchetti, ma, alla stregua del suo omonimo, è riuscito a trasformare una passione, quella per il buon vino, in un lavoro gratificante.
Tanto che, se in Italia si occupava di immobili, ora fa il sommelier niente meno che nel lussuosissimo 67 Pall Mall di Londra, un tempio del brindisi che vanta cinquemila etichette alla bottiglia e ben ottocento al bicchiere. Ottocento? «Sì, sì - ci racconta -. Qui si può assaggiare un Sassicaia del 1989 (64 sterline al calice) o un Cheval Blanc del ’61 (400 sterline). Riusciamo a garantire questa varietà grazie alla tecnologia Coravin brevettata negli Stati Uniti: un ago penetra nel tappo di sughero e il vino viene spillato insufflando argon, un gas inerte che si sostituisce al contenuto. Insomma non serve aprire la bottiglia, ma si può bere dalla stessa ogniqualvolta lo si desideri».
Al 67 Pall Mall il nostro Moccia è approdato alcuni anni fa complice il mancato rinnovo di un contratto in Italia. «Mi occupavo della gestione degli immobili di una cantina vitivinicola della Franciacorta - racconta - quando mi sono trovato senza lavoro». In un primo momento «non è stato facile, ero demoralizzato e confuso». Poi «ho deciso di rimettermi in gioco: su consiglio dell’amica di mia sorella che vive in Inghilterra, mi sono trasferito a Londra con l’intenzione di rimanerci un periodo breve per imparare bene l’inglese, chiarirmi le idee e fare esperienze».
Federico ha iniziato così a lavorare prima in un pub («dove raccoglievo i bicchieri») e poi in un gastropub situato lungo la strada (Bermondsey Street) in cui sorge un’importante scuola di sommelier (la Wset school). Visto che i vini sono sempre stati la sua passione «e uno dei miei migliori amici è il sommelier Filippo Gastaldi di Orzinuovi» il nostro Moccia si è iscritto. La svolta, a quel punto, era iniziata: stabilito il suo nuovo obiettivo, Federico ha lasciato il gastropub e ha iniziato a lavorare al 67 Pall Mall, il club fondato da Grant Ashton (ex manager della city) i cui membri possono trascorrere ore di relax in un ambiente esclusivo (una ex banca) «degustando vini di tutto il mondo. Qui - dice - ho la fortuna di lavorare con i migliori sommelier, di incontrare alcune tra le persone più famose e influenti del mondo del vino, come Aubert de Villaine, Didier Depond e il nostro Maurizio Zanella. E aprire bottiglie di Barolo del 1934 o di Chateau Margaux del 1961».
Il club organizza spesso cene con i produttori e viaggi nelle terre in cui nascono i vini. «Mi piacerebbe - racconta - organizzare wine trip in Franciacorta». Al 67 Pall Mall i vini italiani più venduti «sono i piemontesi, come Barolo e Barbaresco, i vini del Chianti e i Supertuscan. Ma sempre più persone dimostrano di essere interessate alla Franciacorta, terra che hanno conosciuto anche grazie a Christo, e di voler assaggiare i nostri vini, in particolare il dosaggio zero (zuccheri) e il Saten».
Il lavoro che Federico sta facendo nel tempio londinese del brindisi «è difficile, richiede passione e conoscenze». Per questo continua a studiare e si sta preparando ad affrontare un esame per entrare a far parte della «Court of sommeliers». Soddisfatto del percorso fatto, ora Moccia sogna di diventare master sommelier e «lavorare come brand ambassador nel mondo per una cantina italiana. Magari della nostra Franciacorta».
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