Il viaggio del GdB: consegnati i pacchi giunti da Brescia
Il racconto di Nuri Fatolahzadeh, giornalista del Giornale di Brescia, che è in viaggio verso la Polonia con un gruppo di volontari di Folzano che hanno organizzato una delle numerose raccolte di beni di prima necessità per i profughi in fuga dall’Ucraina.
La frontiera di Dothobyczów è l’emblema dell’esodo e insieme del controesodo che lentamente sta consumando l’Ucraina e il suo popolo. Quasi come fosse una staffetta, a chi entra per mettersi in divisa e partecipare alla battaglia si alternano madri e bambini in uscita.
Poi c’è l’altra barriera: quella di chi aspetta, dall’altra parte della rete che sancisce lo spazio della divisione tra chi, trafelato, corre verso i cancelli e chi, malinconico, resta ore in sospeso, cercando da lontano i visi amati. Una barriera. Un confine. Tra chi è dentro e chi è fuori.Una madre piange di gioia e di tristezza: la frontiera l’ha scavalcata, la figlia è venuta a prenderla con la nipote, ma non può non pensare che di là, dentro il caos dei bombardamenti, lascia un figlio. «La frontiera per certi versi è come le stazioni - dice con voce glaciale Pavlo -. Solo che qui la separazione si gioca sulla vita e sulla morte».
È qui, in questa terra di mezzo fatta di lacrime e sollievo, che i volontari bresciani partiti da Folzano hanno recapitato le generose domazioni partite da Brescia. Proprio a Dothobyczów infatti sta uno dei centri di smistamento più importanti per trasferire beni di prima necessità a chi ne ha più bisogno: i civili rinchiusi nei bunker e nei rifugi ormai da giorni, sotto scacco dell’offensiva voluta da Putin.
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