Con l’«eco-designer» l’Ordine degli ingegneri lancia la sua sfida green
La Vittoria Alata che cinge la lettera «I» come una colonna, simbolo di costruzione e solidità. Per il suo nuovo logo l’Ordine degli ingegneri di Brescia si è lasciato ispirare dall’arte e dalla cultura della Leonessa e del suo territorio, utilizzando la statua di bronzo conservata nel Capitolium cittadino.
Un «logo più bresciano», dice la presidente dell’Ordine Laura Boldi, che sostituisce quella che per tanti anni è stata la veste grafica dell’organizzazione, una razionale insegna con titolo e mappamondo. «Il nuovo logo significa rinnovamento e lo abbiamo scelto anche in occasione della Capitale della Cultura» spiega Boldi. Era stato presentato all’assemblea degli iscritti per approvare il bilancio del 2023 e chiudere l’anno che ha visto l’insediamento di un nuovo Consiglio direttivo: «Rinnovamento anche per noi e il nostro modus operandi: vogliamo svecchiare un po’ questo Ordine».
Nuovi paradigmi
Partendo dai problemi. La pandemia e le crisi energetica e delle materie prime hanno fatto sentire tutto il loro peso su una rete di professionisti che oggi conta 4.500 iscritti e abbraccia un settore sempre più multidisciplinare, che va dall’edilizia alla biomedicina, dall’energia all’informatica. E che ora ha «voglia di ripartire e lavorare» dice la presidente.
Senza però far finta che nulla sia successo, che le priorità e i paradigmi non siano cambiati. Il nuovo logo non è solo una decorazione più fresca ma detta il segno del tempo e dell’apertura a un futuro «che pone al centro l’idea di sostenibilità sotto tutti i punti di vista. Non solo ambientale o economico, ma anche nella costruzione e nei materiali impiegati».
Questo perché i rincari hanno innescato un lungo effetto domino: dal settore edile i danni si riverberano anche nella meccanica, nell’industria e tutti gli altri settori. Da qui l’ambizione di cominciare a basare i progetti sul riutilizzo delle materie prime.
Futura Expo
«Vorremmo lanciare la figura dell’eco-designer - rivela Boldi -, cioè una figura altamente specializzata che conosce bene l’impatto dei materiali e il loro ciclo del riutilizzo e che affianca le altre figure tecniche». Un tema nato durante Futura Expo e che l’Ordine spera di concretizzare mentre i comparti sono alle prese con altri rincari, in primisi quelli delle bollette. «Per superarla dobbiamo smarcarci il più possibile dalla dipendenza energetica dagli altri Paesi - suggerisce la presidente Boldi -. E per quanto riguarda il territorio bresciano bisogna reintrodurre e sostenere l’artigianato e il manifatturiero, due comparti che da sempre caratterizzano la nostra provincia». A questo affiancare la giusta formazione, elemento su cui si fonda l’ingegneria del presente e del futuro.
«Un Ordine ha senso di esistere solo se eroga servizi e formazione - dice Boldi. - Noi vogliamo essere quel tipo di Ordine». Riportare i corsi e gli incontri in presenza, dopo due anni di formazione telematica, e dare nuova linfa ai rapporti personali nelle commissioni sono i prossimi obiettivi.
Per realizzarli però occorre che anche le aziende si mettano in gioco e facciano la loro parte, per non lasciare che lo sforzo sia solo unilaterale: «Negli ultimi anni si è acuita la disconnessione tra le imprese e l’Ordine - spiega la presidente -. C’è bisogno di un dialogo più diretto e continuo, in modo da poter conoscere le necessità delle aziende e fornire i servizi più adatti per soddisfarle».
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