Garda

Le camicie di Pina G che aiutano le donne oltre le sbarre

Sono realizzate da una cooperativa d’inclusione e si trovano in mostra al Park Hotel di Desenzano
Uno dei modelli firmati da Pina G - Foto tratta dalla pagina Facebook
Uno dei modelli firmati da Pina G - Foto tratta dalla pagina Facebook
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Oltre le sbarre ci sono donne che creano camicie per altre donne. Lo fanno per «cucirsi» un futuro. Usano rimanenze di tessuti pregiati che altri, nell’alta moda, hanno scartato. Curano, con competenza, ogni dettaglio. Creano capi che raccontano storie. È un progetto sartoriale «intessuto» di inclusività e sostenibilità quello che Pina Gandolfi - giornalista, creative director e fashion editor conosciuta come «Pina G» - presenta oggi, per la prima volta, fuori Milano, al Park Hotel di Desenzano. Chi è interessato può recarsi tra le 10 e le 18 nell’albergo sul lungolago e ammirare gli otto modelli di camicie ispirati a «incontri, folgorazioni, paesaggi e amori» e realizzati artigianalmente dalla Cooperativa Alice che, lavorando con le sezioni carcerarie milanesi di San Vittore, Bollate e Monza, si occupa di reinserimento lavorativo di donne in difficoltà.

«Amo Desenzano - racconta la giornalista di Milano - e sono felice di presentare qui la mia collezione». «Pina G» da sempre adora le camicie: è convinta che indossarne una possa «far cambiare l’attitudine, il modo di agire, la self confidence. Danno gioia, aiutano a diventare ciò che si vuole essere». Otto, dicevamo, i modelli proposti i cui bottoni, tra l’altro, vengono realizzati dal Cinturificio Foschetti di Rudiano.

Un'altra camicia realizzata con rimanenza di tessuti d'alta moda - Foto tratta dalla pagina Facebook
Un'altra camicia realizzata con rimanenza di tessuti d'alta moda - Foto tratta dalla pagina Facebook

C’è la camicia «numero uno» in cotone croccante, curata nel taglio e nelle rifiniture: si indossa all’infinito e non stanca mai. C’è «la piccolina» dalla vestibilità asciutta, essenziale e impeccabile. Quella dal taglio militare è dedicata a Lee Miller, fotografa, modella, corrispondente di guerra durante il Secondo conflitto mondiale. Una ricorda gli anni Trenta ed è ispirata a Coco Chanel e al fotografo Jacques Henri Lartigue. Un’altra, «la Caravaggio va al mare», vanta maestose maniche a sbuffo. Perché ogni camicia racconta una storia. E lo fa partendo dal «manifesto di Pina G», che crede nello stile oltre le mode, nella leggerezza, nelle cose ben fatte, nella sostenibilità ambientale e nel diritto a sentirsi belle nel proprio corpo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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