Made in Italy, all'estero due prodotti su tre sono falsi
Meglio il cibo italiano. Perché la qualità è altissima e ci si garantisce dai falsi che nulla hanno a che vedere con il cibo tricolore. Sono 26 i prodotti agroalimentari del Bresciano che si fregiano del marchio europeo di qualità, sia esso Dop (denominazione d'origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) oppure per il vino Docg (Denominazione d'origine controllata e garantita) e Doc (Denominazione origine controllata). Punte di diamante sono i formaggi ma c’è anche l’olio extravergine, il pesce e vari salumi.
Proteggere e promuovere il Made in Italy agroalimentare è ancor più doveroso dopo i risultati di uno studio presentati da Coldiretti e Governo in occasione della presentazione delle nuove norme sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti.
Cosa dice questo studio? Che il falso Made in Italy sale ad oltre 100 miliardi, con un balzo del 10% in 10 anni. «A far esplodere il falso - sottolinea Coldiretti - è stata paradossalmente la "fame" di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost, ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come l’embargo russo, con un vero boom nella produzione locale del cibo Made in Italy taroccato, dal salame Italia alla mozzarella "Casa Italia", dall’insalata "Buona Italia" alla Robiola, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin. Il risultato è che le esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2018 hanno raggiunto il valore di 41,8 miliardi di euro grazie ad un tasso di crescita dell’1,8% che però si è ridotto a circa ¼ di quello del 2017 quando si è registrato un aumento del 7%.
«In altre parole all’estero più di due prodotti di tipo italiano su tre sono falsi», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che un maggiore rigore a livello nazionale con le nuove norme sull’etichettatura di origine Made in Italy degli alimenti è importante per acquisire maggiore credibilità nei negoziati internazionali e battere il cosiddetto «Italian sounding».
Ma non è finita. Altro dato decisamente preoccupante è che nel 2018 in Italia è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’Ue durante l’anno. Sul totale dei 398 allarmi che si sono verificati in Italia nel 2018 - sottolinea la Coldiretti - solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 194 provenivano da altri Paesi dell’Ue (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole - precisa la Coldiretti - oltre quattro prodotti su cinque pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (83%)
I pericoli maggiori per l’Italia - continua la Coldiretti - sono venuti dal pesce spagnolo con alto contenuto di mercurio e infestato dal verme Anisakis, dalle ostriche vive francesi con Norovirus e dal pollo polacco contaminato dalla salmonella enterica. Ma nella black list alimentare - precisa la Coldiretti - ci sono anche il pesce francese sempre per l’anisakis, le arachidi dall’Egitto, le nocciole turche e quelle dell’Azebaijan, il manzo ed il pollo provenienti dal Brasile e le cozze dalla Spagna. In sintesi, il prodotto italiano non ha eguali.
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