Il caldo anticipa a oggi la vendemmia: «Annata buona, produzione limitata»
Pronti, via: in Franciacorta, in questi giorni, è già tempo di vendemmia. L’inverno mite, le temperature estive da bollino rosso e le recenti (uniche) piogge hanno accelerato la maturazione dell’uva e, ai piedi del Monte Orfano, i produttori si vedono costretti ad anticipare la raccolta. Succede all’azienda agricola Faccoli di Coccaglio, dove questa mattina venti operai arrivati da Romania e Albania si metteranno al lavoro nei sei ettari e mezzo di vigneti: «Inizieranno con il pinot nero, il più precoce in assoluto, poi toccherà allo chardonnay e quindi al pinot bianco. Il tutto in cinque giorni», spiega la titolare Francesca Faccoli. Non è la prima volta che i Faccoli (e altri colleghi) giocano d’anticipo: «Era accaduto anche nel 2007, solitamente invece la raccolta da noi prende il via attorno al 5-6 agosto».
Alta qualità
Quella 2022 sarà un’annata particolare: tutti parlano di buona, anche buonissima, qualità e scarsa resa. «L’inverno è stato poco piovoso e le piante sono arrivate all’estate in una condizione non certo ottimale - racconta Francesca Faccoli -. Gli ultimi mesi torridi hanno messo a dura prova le piante più giovani che, avendo sofferto, avranno più chance di riuscire ad affrontare le prossime, eventuali, stagioni super calde. Le piante più anziane, invece, hanno retto bene alle alte temperature. Nel complesso prevediamo di raggiungere un buon livello di qualità, grazie proprio alle piante più attempate, a fronte purtroppo di una produzione inferiore, motivata, appunto, dalla minor resa delle piante più giovani».
Conferma la situazione Gianluigi Vimercati, titolare dell’azienda agricola Al Rocol di Ome nonché referente regionale del settore agriturismi per Confagricoltura: «Il gran caldo ha stressato non poco le piante e prevediamo una resa ridotta almeno del 30%. L’uva è bella, ma meno pesante: l’assenza di piogge ha reso gli acini più vuoti, si ricaverà quindi meno mosto».
Manodopera
La vendemmia franciacortina inizia ai piedi del Monte Orfano e si concluderà, tra 10-15 giorni, nella zona di Ome e Monticelli: «Da noi, Al Rocol, gli operai entreranno in azione dopo il 10 agosto - spiega Vimercati -. Siamo stati fortunati perché grazie ai terrazzamenti e alla presenza dell’argilla, che trattiene acqua, le nostre piante hanno sofferto un po’ meno». Come in passato a eseguire manualmente la vendemmia saranno centinaia di operai arrivati per lo più dall’Europa dell’Est: «Il fatto che tutto si svolga in anticipo, nel bel mezzo della stagione turistica, ha reso difficile trovare loro degli alloggi: alcuni sono stati sistemati in Valcamonica».
Un problema recente che ha interessato l’uva, aggiunge Vimercati, è quello dei cinghiali «che, con questo caldo, sono scesi nei vigneti per dissetarsi». Franciacorta a parte, nelle altre zone del Bresciano è ancora presto per raccogliere l’uva: «Abbiamo eseguito dei campioni sabato - racconta Davide Lazzari dell’azienda agricola Lazzari di Capriano - e siamo abbastanza tranquilli: servono ancora almeno una decina di giorni prima di iniziare con le basi spumante. Sul Monte Netto il cuore della vendemmia prende il via a settembre inoltrato. È ancora presto per fare previsioni puntuali, ma si può già dire che le piogge dell’ultima settimana hanno cambiato il corso di una delle annate più difficili proprio per la carenza d’acqua che negli ultimi mesi ha rallentato (o completamente fermato, soprattutto sulle piante più giovani) il processo di crescita e maturazione».
Il costo del vino e l'export
Il vino Made in Italy vola nel mondo con un aumento del 12% delle vendite all'estero nonostante la guerra in Ucraina e i venti di recessione, ma sui conti delle aziende pesa il rincaro traumatico dei costi, dalle bottiglie ai tappi, dalle etichette agli imballaggi. È quanto emerge dall'analisi di Coldiretti su dati Istat sui primi quattro mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L'Italia, sottolinea Coldiretti, è il primo esportatore mondiale di bottiglie e «per la prima volta il valore delle esportazioni di bottiglie italiane potrebbe sfiorare gli 8 miliardi di euro nel 2022», secondo le proiezioni dell'associazione, «trainate anche dalla crescita negli Stati Uniti che sono il principale mercato al di fuori della UE. Sul continente europeo invece il vino Made in Italy trova nella Germania il suo maggior consumatore, ma cresce anche in casa dei nostri primi concorrenti visto che la Francia registra un forte incremento degli acquisti di bottiglie italiane (+37%) e nel Regno Unito, nonostante la Brexit, i consumi sono balzati del +31% nel primo quadrimestre trainati dal grande successo delle bollicine, ma non solo».
Un apprezzamento internazionale, ricorda la Coldiretti, che ha provocato la diffusione di prodotti che sfruttano l'italian sounding, provocando perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali. Ma a frenare la corsa del vino italiano, spiega ancora Coldiretti, «è soprattutto la crescita esponenziale dei costi con un +35% in media a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina con aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che arrivano a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro con anche difficoltà a reperire materiali per l'imbottigliamento. Una bottiglia di vetro costa oltre del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali».
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