Maffioli: «Avevo dubbi sulla ripresa: la spinta dai miei ospiti»
«Non lo nascondo: mi sono spaventato parecchio»: Beppe Maffioli, chef del Carlo Magno di Collebeato e referente principale del gruppo di esperti che segue Chef per una notte, non parla volentieri delle settimane che ci stanno alle spalle. C’è nelle sue parole il dolore per il dramma che ha colpito duramente Brescia, le incertezze su presente e futuro con pure il rammarico per l’impossibilità di vivere neppure la serata di gala della nostra kermesse.
E la chiacchierata non può non partire da quei giorni maledetti di tre mesi fa. «Sono rimasto a casa - racconta - con l’unico incessante alternarsi delle sirene delle ambulanze a ricordarmi ogni minuto la tragedia che la città stava vivendo: davvero è stata la paura a segnare le giornate del lockdown. E invece sono stati i miei clienti a darmi la spinta decisiva per il riavvio, a fugare tutti i miei dubbi. É stata proprio la riapertura, l’incontro quasi commovente con molti ospiti la migliore terapia per superare i miei timori. Li ho sentiti tutti veramente vicini, con la voglia di rivedersi, con un desiderio nuovo di convivialità, di trattarsi bene che mi ha pienamente coinvolto».
Del periodo di chiusura però non getta via tutto: «C’è stato il valore assoluto, rinfrancante e per me originale di poter vivere accanto a mia moglie per oltre 60 giorni - dice - così come l’opportunità di leggere e rileggere tanti libri vecchi e nuovi di cucina. Poi è arrivata la liberazione di tornare al ristorante; e mi sono sentito anche lì, immediatamente a casa». «Va detto che sulle prime ero titubante - aggiunge Maffioli - al punto che ho ripreso più tardi di tanti altri. Ma è stato qui che i miei clienti mi hanno dato la spinta giusta. Ed è stato davvero bellissimo: ritrovarsi felici nonostante quanto tutti abbiamo passato, tornare a parlarsi, restare serenamente a tavola a godersi qualche ora di piacere del gusto e della conversazione».
L’uscita dall’emergenza pare aver consigliato a molti di regalarsi ogni tanto un’esperienza più rilassata e appagante. «C’è meno frenesia - dice Beppe - più consapevolezza di quanto possa valere in termini di benessere anche solo vivere al meglio una cena. Sabato scorso ad esempio avevo il locale pieno, com’è fortunatamente ormai normale in questo periodo, 12 tavoli da due, e tutti proprio tutti hanno chiesto il menù gourmet di sette portate, hanno scelto vini adeguati e l’ultima coppia si è alzata da tavola che erano quasi le 2 del mattino. E’ un bel segnale anche per me, perché adesso che non possiamo ospitare eventi ho la testa più libera, posso mettermi in discussione ogni giorno per una proposta gourmet che faccia risaltare ancor meglio i gusti primari d’ogni ingrediente. In piatti che, fedele al mio stile, voglio sempre frutto d’una cucina pulita, essenziale e leggera».
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