Cucina

Il fagiolo rarissimo che cresce tra Garda ed Eridio

Apprezzato da chef e buongustai: si cerca di aumentarne la produzione
Il fagiolo della Valvestino
Il fagiolo della Valvestino
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Grosso tre volte un borlotto, simile ai fagioli spagnoli, dai mille colori e dal gusto che ricorda la castagna. È il fagiolo che cresce in Valvestino, la terra tra i due laghi, il Garda e l’Idro, a poco più di 600 metri di quota, ma non oltre i 2mila. Una rarità che il Consorzio forestale sta cercando, con tenacia, di diffondere. Un fagiolo speciale e non solo per gusto e aspetto. La specie fu importata alla fine del 1500 dal Centro America. Prima tappa Venezia e poi i molti del Garda. Fu un successo. Per secoli questo fagiolo, il Phaseolus coccineus, insieme alle castagne, a rape e patate e un po’ di selvaggina, ha permesso mangiare a popolazioni dedite a produrre principalmente carbone.

Una terra di confine la cui popolazione, come i vicini di Magasa, ha chiesto di poter tornare sotto il Trentino. Portandosi in dote il fagiolo. I migliori chef fanno a gara per averne anche solo un chilo che viene venduto a poco meno di 30 euro. In passato veniva chiamato «Fagiolo del Papa» dato che finiva sulle tavole vaticane. Periodicamente a Turano si effettuano seminari promossi dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In laboratorio si studiano le origini di questo magico fagiolo, per capire se sia o meno imparentato con suoi simili che crescono sia in Italia sia in alcune parti d’Europa. A guidare la squadra di ricercatori, l’agronoma Maria Elena Massarini.

«Sono arrivata in Valvestino 7 anni fa e mi sono innamorata del paesaggio, dei colori, dei profumi e poi questo fagiolo dal fiore stupendo che stiamo cercando di riprodurre coinvolgendo contadini e appassionati. Si procede bene e la produzione aumenta. Purtroppo non riusciamo a soddisfare tutte le richieste. Buona parte del raccolto serve, infatti, per la semina successiva e la riproduzione». Gran parte del territorio, compresa una vecchia calchera, una segheria veneziana e sentieri sono stati fatti rinascere. La dottoressa Massarini sta studiano anche un tipo di mais coltivato per secoli in Valvestino che risulta specie all’apparenza non censita.

E un aiuto concreto è giunto da Massimo Marzani, di Chiari, per anni impegnato nel settore petroli. Anche lui si è innamorato di Valvestino, dove è giunto tre lustri fa, acquistando una casa dove nasce il torrente Toscolano. È il maggior produttore di fagioli, una parte li vende o li regala, un’altra la semina l’anno successivo. Ha un orto meraviglioso e vive con quello che produce. Acquista poco, quanto non spunta dalla sua terra. Casa sua è meta di turisti, curiosi e studiosi. Si vede che ama la natura, la rispetta e ha un sogno: veder aumentare i terreni coltivati a fagioli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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