I kiwi italiani pronti in questi giorni, perfetti sulle crostate
Quando parliamo di kiwi la mente corre invariabilmente alla frutta esotica che arriva da lontano, da molto lontano. E, invece, sorprenderà molti sapere che il maggior produttore mondiale di kiwi è proprio il nostro Paese, l'Italia che in anni recenti ha superato persino la Nuova Zelanda dove questo frutto è stato coltivato con successo.
Se, dunque, si possono mangiare kiwi praticamente tutto l'anno - gustando ad esempio nel cuore dell'inverno e in primavera i prelibati frutti provenienti dal Cile e dall'Oceania - in queste settimane non dobbiamo lasciarci sfuggire quelli che arrivano a maturazione anche nei nostri orti e giardini o nelle piantagioni estese del Veneto, dell'Emilia Romagna e del Lazio (tra l'altro l'Agro Pontino in provincia di Latina ne produce una varietà pure tutelata da una apposita IGP).
Chi parla di prodotto esotico non ha peraltro tutti i torti, giacché la pianta ha lontane origini cinesi e venne esportata come arbusto ornamentale in Nuova Zelanda da alcuni missionari nel XIV secolo. E fu proprio in quella parte dell'Oceania che alcuni coltivatori, grazie ad opportuni innesti, ottennero il frutto commestibile che oggi conosciamo. Un frutto che chiamarono kiwi come l'uccello inadatto al volo che è il simbolo nazionale neozelandese.
IL PARERE DELL'ESPERTO. Se, come dice il proverbio, una mela al giorno leva il medico di torno, altrettanto si può dire per due kiwi al giorno tanti sono i benefici che questo frutto regala al nostro organismo. Ci sono innanzitutto le vitamine del gruppo C - presenti in quantità ben maggiore ad esempio che negli agrumi - che potenzia il sistema immunitario, e la E, antiossidante per eccellenza, oltre a discreta presenza di potassio, fosforo e calcio. Il tutto in un alimento poco calorico e dunque adatto a regimi alimentari sani e dimagranti. L'altro grande beneficio riguarda la funzionalità dell'apparato digerente, poiché il kiwi è una sorta di lassativo naturale e può servire nella cura della stipsi e lenire i disturbi di quanti soffrono di colon irritabile. Al contrario, i semini neri che a raggiera sono affondanti nella polpa verde del kiwi sono assolutamente non indicati per chi ha lamenta forme anche blande di diverticolosi.
LA RICETTA. L'utilizzo in cucina di questo frutto è quasi esclusivamente a crudo, in insalate, in macedonie, da solo a pezzi magari condito con qualche goccia di lime. Può fare anche da contrappunto a preparazioni salate, a carni grasse come il maiale o a un pesce come il salmone in un mix ben presentato nel piatto, ad esempio, con l'aiuto di un coppapasta.
Fondamentale comunque acquistarlo al giusto grado di maturazione, con la buccia soda ma cedevole. Se vi capita di averne preso qualcuno acerbo, si può cercare di accelerare la maturazione tenendolo a temperatura ambiente con le mele, se invece sono troppo maturi non resta che buttarli.
Per un consumo diverso dalla semplice macedonia, una buona idea può essere quella di farcire una crostata proprio con il kiwi a fettine, magari accompagnate da more e mirtilli. Semplicissima la preparazione. Per la pasta frolla amalgamate 380 gr. di farina con 8 gr. di lievito per dolci (di solito è l'equivalente di mezza bustina), due uova, 125 gr. di zucchero e altrettanti di burro lasciato ammorbidire fuori dal frigorifero. Creato l'impasto occorre lasciarlo riposare per una mezz'ora in frigorifero in un involucro di pellicola.
Quindi prendete il panetto di pasta frolla e stendetelo con lo spessore di mezzo centimetro in una forma circolare che possa entrare nel nostro stampo rotondo, rialzando poi il bordo di 2/3 centimetri. Prima di mettere in forno a 180 °C per 40 minuti ricordatevi di bucherellare con una forchetta il fondo della crostata. A cottura ultimata e dopo aver lasciato raffreddare la base, potete arricchire la torta con un leggero strato di crema pasticciera prima di decorarla a piacere con il kiwi, i frutti di bosco, ma pure banane e fragole. C'è chi copre infine il tutto con una brillante gelatina, ma per gustare appieno il sapore della frutta si può tranquillamente farne a meno.
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