Gambero Rosso, tutti i ristoranti bresciani e gli chef nella guida
Dina conquista Tre Forchette e vola nell’olimpo della ristorazione targato Gambero Rosso. Super soddisfatto lo chef-sociologo Alberto Gipponi: «Per una realtà come Dina che ricerca valore e profondità in un momento storico in cui tutto deve essere semplice questo riconoscimento dimostra che l’impegno, la dedizione e la cura possono aiutare a raggiungere grandi risultati».
Allievo nientemeno che di Massimo Bottura, Gipponi ieri ha festeggiato le Tre Forchette preparando a Roma la sua faraona con genziana e limone per la cena di gala al fianco di Antonia Klugmann, Gennaro Esposito e Anthony Genovese. Ora «aspetto tutti nel mio ristorante di Gussago. A chi mi verrà a trovare spero di lasciare memorie profonde di gusto e accoglienza».
Le conferme
Il ristorante retrò e contemporaneo che porta il nome della nonna di Gipponi è la novità bresciana al vertice della guida «Ristoranti d’Italia 2025» del Gambero Rosso presentata ieri. Il massimo riconoscimento (Tre Forchette) è stato confermato per i due big bresciani Philippe Léveillé (Miramonti L’Altro di Concesio, due Stelle Michelin) e Riccardo Camanini (Lido 84 di Gardone Riviera, una Stella). Al Miramonti L’Altro gli esperti del Gambero Rosso hanno attribuito un punto in più rispetto all’edizione dell’anno scorso: il ristorante passa, infatti, a quota 91. Un successo che per lo chef bretone denota l’impegno quotidiano e costante di tutta la sua grande squadra, composta da ben 32 giovani.
Trattorie
Nella categoria dedicata alle trattorie il podio (Tre Gamberi) è sempre de La Madia di Brione e dell’Osteria della Villetta di Palazzolo. Dina e La Madia si sono aggiudicate pure il titolo di «avanguardie» simboleggiato da un razzo, una novità di questa edizione che mira a riconoscere una cucina di particolare sperimentazione e ricerca.
Bistrot
Nel capitolo bistrot in cima c’è ancora il Lanzani Bottega&Bistrot di Brescia, che ha conquistato le Tre Tavole, simbolo che ha mandato in pensione le Cocotte per raccontare la piena trasformazione in atto nel settore. Una menzione la merita, infine, Il Colmetto di Rodengo Saiano: il ristorante con caseificio (Stella Verde per la Michelin) che vede all’opera lo chef Riccardo Scalvinoni ha vinto il premio Miglior pane in tavola e lo smile per il Miglior rapporto qualità prezzo. Per lui il pane è «una storia di famiglia». Figlio di fornai, racconta sempre che mamma Rosaria e papà Pietro gli hanno fatto il regalo più bello insegnandogli a impastare e infornare. Il segreto di tanto successo? «Nessun segreto - dice -. Solo tanta storia e ricordi».
Osterie
Brescia è molto rappresentata in questa guida. Così come nella recente pubblicazione di Slow Food dedicata alle «Osterie d’Italia 2025». Il massimo riconoscimento (la Chiocciola), come nell’edizione 2024, va a sei realtà che si nutrono di giovani talenti: Le Frise di Artogne, Tamì di Collio, Finil del Pret di Comezzano Cizzago, Da Sapì di Esine, Antica Trattoria Piè del Dos di Gussago e Al Resù di Lozio. Nella guida figurano, inoltre, altre 18 chicche tra cui El Licinsì, l’osteria di Brescia novità 2025 «che racconta il territorio con la cucina casalinga».
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