Cucina

Dai capperi al cedro: 5 prodotti bresciani tutelati da Regione

Arancia amara, limone, cedro e cappero del Garda inseriti nella lista dei Pat col casoncello di Pontoglio
Piante di limoni sul Garda - Foto © www.giornaledibrescia.it
Piante di limoni sul Garda - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il profumo degli agrumi del nostro Garda, il sapore deciso dei capperi che crescono lungo la costa e il gusto «nostrano» e invitante dei casoncelli di Pontoglio impreziosiscono l’elenco dei «prodotti agroalimentari tradizionali» riconosciuti e valorizzati dalla Regione con l’acronimo Pat: altre cinque eccellenze «made in Brescia» e una cremonese hanno infatti ottenuto l’ambito riconoscimento.

Sono l’arancia amara, il cedro, il limone e il cappero del Garda, i celebri casoncelli del borgo bassaiolo e il Toc di Bellagio (Co), una polenta preparata con burro genuino e formaggio d’Alpe.

In cucina

A richiedere che i cinque prodotti bresciani venissero inseriti nella lista sono state realtà come l’Agri-Coop e l’associazione «Terre & Sapori» di Gargnano, che ora gioiscono: «Si tratta di un traguardo importante», commentano da «Terre & Sapori», sodalizio guidato dal presidente Andrea Arosio che «mira a far ripartire la filiera degli agrumi sul Garda anche recuperando le vecchie limonaie. Siamo felici che i capperi spontanei abbiano ottenuto il loro primo riconoscimento. Sono particolari, di qualità elevata, diversi da quelli che crescono in altre zone d’Italia. La richiesta è alta».

Conosce bene queste prelibatezze lo chef di Villa Feltrinelli Stefano Baiocco, due stelle Michelin: «Sono tutti prodotti di qualità che vale la pena promuovere. Noi giochiamo in casa avendo la fortuna di averli in Villa (a Gargnano, ndr). Usiamo i capperi in conserva sott’aceto, come polvere o per fare il gelato. I limoni sono la base di limoncello, bagne, possono essere bruciati e polverizzati, fermentati e conservati in olio. E con l’arancia amara creiamo anche un croccante». Testimonia le potenzialità di questi prodotti gardesani il dessert «Vecchia Gargna’» che lo chef Baiocco dedica al paese che lo ospita da anni: è composto da mousse di limoni, olio d’oliva e gelato ai capperi.

I 268 Pat lombardi, 34 bresciani

Complessivamente i Pat lombardi sono 268. Si tratta di prodotti «ottenuti - precisano dalla Regione - con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato e nel rispetto di regole tradizionali per un periodo non inferiore ai 25 anni». Nel tempo hanno conquistato questo riconoscimento 29 piatti o alimenti bresciani ai quali si aggiungono i cinque prodotti della nostra terra aggiunti di recente.

Nell’elenco dei «gustosi 34» figurano ad esempio il manzo all’olio di Rovato, il salame cotto di Quinzano, il bagòss, il fatulì, il cuz (uno spezzatino di carne di pecora) di Corteno Golgi, le alborelle essicate in salamoia, la tinca al forno di Clusane e i canünsèi di Sant’Antone, piatto tipico di Castelcovati. Tutti prodotti capaci di dimostrare che, come sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi, «la Lombardia ha un patrimonio agroalimentare indescrivibile. I prodotti agricoli e gastronomici rappresentano il nostro territorio, le nostre tradizioni. Possono essere un volano economico straordinario anche sotto il profilo turistico se accompagnati da una adeguata narrazione e dalla giusta valorizzazione commerciale».

Eccellenze da valorizzare

L’elenco continua ad arricchirsi e in parallelo aumentano i progetti volti a valorizzare queste eccellenze: «Comuni e operatori ci hanno chiesto di far conoscere di più questi prodotti - rende noto l’assessore -. Abbiamo quindi introdotto per i produttori la facoltà di specificare sull’etichetta l’appartenenza all’elenco dei prodotti tradizionali lombardi. Inoltre la Regione sta creando le condizioni affinché per queste specialità locali ci sia uno sbocco anche nella grande distribuzione organizzata». Poter vantare il riconoscimento Pat è un valore aggiunto non da poco: l’inserimento nell’elenco «salvaguarda la tradizione dei processi produttivi, preserva una sapienza spesso secolare e consente di produrre specialità difficilmente replicabili altrove». Da qui la sfida a «cogliere nuove opportunità - conclude - approfittando del fatto che in epoca post Covid i turisti si sposteranno sempre di più alla ricerca di esperienze sensoriali».GustoNuovi riconoscimenti per le eccellenze della nostra terra

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