Cucina

Da Cracco a Sadler: ottanta chef firmano contro lo street food

Un appello alle istituzioni per garantire una competizione leale nel mercato della ristorazione. A lanciarlo è la Fipe
Piatti take away - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Un appello alle istituzioni per garantire una competizione leale nel mercato della ristorazione. A lanciarlo è la Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, attraverso la petizione Per non mangiarsi il futuro sottoscritta da oltre 80 chef, tra cui Claudio Sadler, Carlo Cracco e Filippo Giordano.

La ristorazione, denuncia la Fipe, è minata da scelte politiche che incentivano settori che effettuano somministrazione senza essere sottoposti alle stesse regole dei pubblici esercizi in generale. «Ci riferiamo agli operatori del settore agricolo, ai circoli privati, al terzo settore, ai negozi di vicinato, agli home restaurant e allo street food», spiega Fipe, «perché se non ti chiami pubblico esercizio non importano i servizi igienici, gli spazi per il personale, gli ambienti di lavorazione a norma, la maggiorazione sulla Tari e il rispetto delle normative di Pubblica Sicurezza».

La disparità di condizioni, segnala la Federazione, «non genera nel mercato soltanto concorrenza sleale, ma finisce per impoverire il mercato stesso nel momento in cui le attività di ristorazione chiudono, magari per reinventarsi in esercizi più semplici dove tagliare i costi del servizio e di preparazione, con effetti su qualità del prodotto, rischi alimentari per i consumatori, occupazione del settore e attrattività delle nostre città».

Fipe non chiede meno regole ma che quelle in vigore vengano applicate per la stessa professione, anche a tutela e a salvaguardia dei 10 milioni di clienti che ogni giorno frequentano i Pubblici Esercizi. Chi ha sottoscritto questo appello, ricorda la Federazione, ha fatto degli investimenti qualitativi e del rispetto delle regole, uno stimolo per migliorare la qualità del settore, tutelando le scelte di milioni di consumatori. 

«Fipe in questi anni ha adottato una linea dura contro un settore in crescita e innovativo come quello degli Home Restaurant perfettamente regolato dal parere del Ministero dell'interno del 1 febbraio 2019». Questa la replica della piattaforma Home restaurant Hotel all'appello della Federazione dei Pubblici esercizi di garantire una competizione leale nel mercato della ristorazione. Secondo il ministero, infatti, ricordano gli Home Restaurant, se l'attività è diretta a particolari soggetti ed è svolta occasionalmente, non sarà assoggettata alla disciplina di somministrazione di alimenti e bevande. In caso contrario e quindi se rivolta a un pubblico indistinto, sebbene esercitata occasionalmente, sarà classificata come somministrazione di alimenti e bevande.

La Fipe, precisano, «non può denigrare un settore in forte crescita che si discosta di molto dall'offerta proposta dalla normale ristorazione, quanto invece dovrebbe vederla come un'attività di promozione e valorizzazione del territorio. È paradossale come in questo paese qualsiasi innovazione venga vista come un male». E aggiungono, «a differenza di altre aziende del settore siamo in regola e spingiamo in nostri clienti ad esserlo con le norme vigenti. Mi sembra ovvio che gli Home Restaurant, in palese contrasto con quello della normale ristorazione, non può avere le stesse regole di quest'ultima, ma deve essere posto su un piano diverso in quanto offre un'esperienza calorosa, dove il cliente anche se deve essere definito ospite, si deve sentire a casa e volendo provare le prelibatezze del luogo».

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