Riforma della disabilità, la ministra: «Brescia ha già colto la sfida»
«Un territorio straordinario fatto di realtà del terzo settore, ma anche di istituzioni, capaci di collaborare per creare progetti innovativi che sappiano fornire risposte concrete alle persone con disabilità e alle loro famiglie». Così la ministra Alessandra Locatelli definisce la nostra provincia, scelta insieme ad altre otto di tutta Italia come punto di partenza di un cambio di prospettiva nei confronti della disabilità in termini di lessico, procedure e priorità. «Una sfida che Brescia sente sua dal principio – osserva –: in questo territorio si fanno già politiche su misura dei bisogni della persona».
Desideri al centro
La sperimentazione della riforma della disabilità (che fa riferimento al decreto legislativo 62 del 2024) prende il via a gennaio anticipata in questi giorni da un corso di formazione rivolto a enti pubblici e del terzo settore. Il concetto che ispira il cambiamento è lo stesso che è stato posto al centro della Giornata internazionale delle persone con disabilità celebrata ieri: favorire la partecipazione. Tradotto nella riforma: mettere al centro bisogni, desideri e aspettative delle persone con disabilità. E, come sottolinea la ministra per le Disabilità, «riunire allo stesso tavolo realtà dei settori sanitario, sociosanitario e sociale affinché cooperino per fornire risposte. Saranno, infatti, le istituzioni a muoversi attorno al cittadino e non viceversa».
Nel dettaglio la procedura di valutazione di base volta al riconoscimento della condizione di disabilità sarà affidata in via esclusiva all’Inps (previo invio telematico, dal primo gennaio, del certificato medico introduttivo) e vedrà coinvolta una équipe multidiscliplinare composta da varie figure (assistente sociale, medico di base, specialista, coniuge o altro parente, rappresentanti di associazioni...). Obiettivo: costruire per ogni persona con disabilità un «progetto di vita» che la aiuti a migliorare le proprie condizioni e a realizzare i propri obiettivi.
Investire sui talenti
La svolta passa da nuove procedure (semplificate) e da un nuovo lessico che «accompagni il cambiamento facendoci fare un salto di qualità – spiega Locatelli –. Abbiamo cancellato da tutte le leggi ordinarie i termini "handicap" e "portatori di handicap": ora si parla solo di persone con disabilità, non di un gruppo a parte da intendersi solo in ottica assistenziale. Dobbiamo investire sui talenti e le competenze senza lasciare indietro nessuno per il bene del Paese».
Come? Investendo, tra le altre cose, sull’inclusione nel mondo del lavoro. A tal proposito «con il ministro Marina Calderone siamo impegnati nella modifica della legge 68 per promuovere le realtà del terzo settore che hanno saputo creare occasioni di lavoro. In quest’ottica nel 2025 pubblicheremo un bando da 250 milioni di euro. E cercheremo di stimolare le aziende private affinché ricorrano a figure capaci di svolgere un ruolo di intermediazione tra le capacità delle persone disabili e le reali necessità delle aziende. Servono inoltre più soggetti in grado di seguire l’inserimento lavorativo».
La strada da fare è ancora molta. E prevede anche ulteriori azioni per «abbattere barriere architettoniche, sensoriali, alla comunicazione e all’informazione. Con risorse, revisione di norme e sguardo nuovo: solo l’accessibilità universale potrà consentire la partecipazione di tutti alla vita pubblica».
Consapevole, poi, che la sfida riguarda anche l’assistenza, Locatelli fa sapere che «a un tavolo interministeriale stiamo lavorando a una bozza di testo normativo sul caregiver familiare convivente e permanente. L’intento - conclude - è quello di garantire tutele a intensità differenziata».
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