Locatelli: «Investire in Sanità e Università, pilastri per il futuro»

Investire in Sanità e Università, «le due stelle polari che ci hanno aiutato a uscire dalla pandemia e ci guidano verso il futuro». Tutelare il Ssn. E valorizzare tutti gli operatori sanitari. Sul palco del Sociale, in dialogo con il rettore dell’Università di Brescia Francesco Castelli, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli ha insistito su questi tre «punti fondamentali». E ha invitato i giovani a «mantenere viva la lampada della memoria».
La carriera
Bergamasco classe ’60, diplomato al liceo scientifico di Lovere e laureato in Medicina a Pavia, il prof. Locatelli è passato dall’occuparsi di terapia genica a gestire i problemi di sanità pubblica rappresentando per tutti, durante la pandemia, la voce autorevole e rassicurante del Ministero della Salute.
Di quegli anni ha sintetizzato il ricordo in quattro parole chiave: «servizio», «solidarietà», «aiuto» e «studio»: «Ho provato solo a servire il Paese e ad aiutare i più fragili, gli indifesi, gli anziani che sono le nostre radici. Il verbo "servire" viene troppo spesso dimenticato. A mio avviso, invece, dà senso alla vita, aiuta a restituire ciò che abbiamo ricevuto». Quanto allo studio ha detto che «nessuno era preparato, nessun Paese. Lo studio per definizione arricchisce: un Paese che vuole davvero investire nel futuro deve avere due stelle polari: la Sanità e la scuola. Bisogna, quindi, dedicare risorse al Ssn. Non esiste benessere economico e sociale senza tutela della salute».
Prendendo spunto dal concetto di «servizio», il prof. Castelli ha portato la discussione sul ruolo che la pandemia potrebbe avere avuto nell’allontanare i giovani dalle professioni sanitarie. «C’è stato un processo di rimozione collettiva tipico degli avvenimenti dolorosi, ma sbagliato - ha detto il prof. Locatelli -. È fondamentale trovare le condizioni per incentivare il ruolo degli operatori sanitari, mettere in campo strategie che favoriscano l’iscrizione ai corsi di laurea infermieristica e gestire meglio la formazione dei medici.
Il loro numero in Italia è in linea con la media europea, ma in alcuni settori c’è carenza. Penso all’emergenza-urgenza, ai virologi, agli anatomopatologi, ai radioterapisti... Va fatta una riflessione anche sui medici di medicina generale dando corso a una necessaria riforma che mantenga il senso profondo del Ssn rispondendo all’articolo 32 della Costituzione».
Per favorire il progresso «la scienza è imprescindibile. In pandemia abbiamo visto la luce solo con i vaccini. Vaccini a Rna messaggero grazie ai quali si stanno sperimentando terapie per la cura dei tumori e, ad esempio, l’ipercolesterolemia. È nato un centro nazionale che si occupa di questo».
Guardando alla lezione che il Covid ha dato al mondo il prof. Locatelli ha concluso evidenziando l’importanza di «investire nell’hub antipandemico, creare maggiori reti di comunicazione tra le centrali nazionali capaci di intercettare eventuali campanelli d’allarme e sviluppare meccanismi di dialogo tra i Paesi a tutto tondo per condividere strategie in grado di fronteggiare eventuali nuove pandemie anche decidendo insieme che i "wet market" possano determinare situazioni di rischio».
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