Cisl: «Il futuro è senza rete e con poche risorse»
«L’analisi di Elio Montanari non lascia scampo». A dirlo è il segretario territoriale della Cisl di Brescia Maria Rosa Loda durante il convegno di presentazione della ricerca, giovedì al Centro Paolo VI. «Senza rete e con poche risorse è la condizione in cui rischiamo di trovarci nei prossimi anni», ha aggiunto. L’unione di denatalità e aumento della popolazione anziana potrebbe mettere in crisi i sistemi sociale, previdenziale e sanitario, col rischio, ha ammonito il segretario generale della Fnp Cisl di Brescia Giovanna Mantelli, che a pagare siano soprattutto i più deboli: «È necessario provvedere al più presto ad una riorganizzazione dell’intero sistema – ha detto –, ripensare il sistema e il portafoglio dei servizi in modo strutturale e duraturo».
Per la presidente dell’Associazione comuni bresciani Cristina Tedaldi occorrerà anche a livello comunale «creare servizi per l’età della popolazione che abbiamo di fronte e per cercare di invertire la rotta della denatalità». Servizi che anche i Piani di zona dovranno predisporre a partire da «un’attenzione specifica sui territori, anche piccoli», ha detto Giacomo Signoroni, direttore dell’Azienda sociale consortile per i Servizi alla persona Brescia Est Ambito 3.
Assistenza
«Che la popolazione invecchi e si sopravviva di più è un dato positivo, a cui contribuiscono la qualità delle cure erogate e dell’assistenza: il dato negativo è però la denatalità», ha commentato il direttore generale di Ats Brescia Claudio Vito Sileo, che ha poi illustrato i possibili impatti del fenomeno sul sistema sanitario: «Il grande obbiettivo che il sistema sanitario oggi deve porsi non è aspettare l’anziano quando ha già sviluppato patologie croniche, ma agire precocemente per ritardarne l’insorgenza – ha detto –. Senza azioni preventive o aumento dell’offerta tra vent’anni l’impatto sui servizi di ricovero, ambulatoriali e residenziali sarà devastante.
Sileo ha poi aggiunto: «Oggi in media la popolazione curata da un medico di medicina generale con circa 1.500 assistiti è composta per il 26% da persone tra i 60 e gli 80 anni, il 7% dagli 80 in avanti e l’1% sopra i 90 anni: se oggi già ha un carico di lavoro impegnativo, con l’aumento della popolazione anziana anche il suo impegno sarà più pressante. Abbiamo calcolato che nel 2034 avremo 20mila persone in più con ipertensione arteriosa, 5.000 diabetici in più e 10mila persone in più con problemi cardiovascolari».
Secondo il direttore del dipartimento di Medicina e Geriatria di Fondazione Poliambulanza Renzo Rozzini per interventi mirati «dobbiamo cominciare a parlare in termini più precisi dei bisogni degli anziani, categoria di persone complessa». L’invecchiamento della popolazione cambierà la società, ha sottolineato la sociologa Elisabetta Donati: «Diventare ed essere persone anziane è influenzato dal contesto in cui si vive ma anche dal significato che diamo a questa età della vita –ha spiegato –. La mia idea di riferimento è la fioritura delle persone in ogni età della vita mantenendo relazioni con il mondo».
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