Philippe Léveillé presenta la sua colomba: «È una coccola»
Da ieri e fino a domenica, giorno di Pasqua, una sorpresa attende quanti andranno al Miramonti l’Altro di Concesio: per la prima volta Philippe Léveillé ha infatti preparato per suoi clienti una colomba, dolce pasquale per antonomasia. «Volevamo fare qualcosa di diverso in questa stagione straordinaria di ritorno alla normalità e abbiamo deciso di realizzare qualcosa di speciale per chi viene a trovarci - racconta il cuoco che fin dall’inizio ci affianca nella giuria d’esperti di Chef per una Notte -. La scelta è caduta su una colomba, molto tradizionale e tutta con lievito madre, che non è nata per durare settimane, ma giusto per questo breve periodo pasquale. È pronta da ieri, la serviremo fino a domenica sia a chi siederà ai nostri tavoli, sia a quanti vorranno portarsene una a casa, venendo a trovarci solo in questi giorni e fino a Pasqua».
E a giudicare dalle telefonate che arrivano al ristorante non sarà facile accaparrarsene una. «Attenzione, non voglio fare il pasticciere - celia un po’ Philippe - ma mi è parsa una bella idea per testimoniare in maniera sorprendente la nostra vicinanza ai tanti amici che ci sono sempre stati vicini in questi anni. E poi ci siamo divertiti davvero a studiare e a realizzare un dolce così legato alle nostre tradizioni». Un momento divertente che Léveillé racconta d’aver vissuto anche durante la trasmissione televisiva andata in onda su Teletutto, dove è stato protagonista con due campioni di Chef per una Notte, realizzando più d’una ricetta.
Il ricordo
«È stato un momento piacevole, informale e rilassato - aggiunge - dove i miei due pupilli hanno realizzato piatti interessanti mostrando tecnica aggiornata e un approccio moderno alla cucina. Ed è anche questa una bella conferma: davvero in questi dieci anni tanti degli appassionati che ho incontrato con Chef per una Notte hanno avuto una evoluzione molto positiva, hanno affinato le loro capacità, approfondito le loro conoscenze, hanno fatto un sacco di strada. Bravi!».
Lo chef bretone-bresciano è inoltre convinto che la kermesse organizzata dal nostro giornale abbia contribuito non poco a ridurre quella distanza un po’ artefatta che per un certo periodo si è voluta creare tra i riconosciuti protagonisti della ristorazione e il pubblico. «Gli chef stellati non stanno lontano sopra un podio, non sono despoti o tiranni inavvicinabili e fuori dalla realtà di ciascuno - aggiunge - ma sono persone normali che hanno scelto una professione difficile quanto gratificante, uomini e donne da incontrare, con le quali si può parlare serenamente, anche discutere e non raramente giocare». Una dimensione quasi familiare che Philippe vede crescere anche nel suo ristorante. «Soprattutto dopo le chiusure del Covid - conclude - gli ospiti mi sembra vengano al ristorante con uno spirito nuovo: non solo per mangiare e bere bene, ma anche per sentirsi coccolati, in un luogo sicuro, protetto e tranquillo. Il mondo esterno con le sue tensioni resta fuori».
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