I camuni parlavano al Sole perché avevano paura del buio?

Concarena, Signora delle Montagne camune, nata dalla Tetide, il mare primigenio che portava il nome della compagna di Oceano. Era una placida piattaforma dall'aspetto di immensa barriera corallina, simile a quella che ora si trova nelle isole tropicali. Fa sorridere pensare che questa imponente montagna un tempo avesse un aspetto decisamente caraibico, eppure è così. Il fondo del mare che si solleva, anzi si corruga, e va a toccare il cielo. Eppure conserva dentro di sé parte dell'ambiente primigenio: sedimenti, fossili e strani sfiatatoi chiamati camini gelidi, che si sono formati parecchio dopo la fine dell'era caraibica della montagna, poiché si tratta di fessure da cui esce aria freddissima, come se la montagna custodisse, oltre ai ricordi del mare, antichi depositi di neve, ricordi di un'altra fase del suo passato. La Narèna, così la chiamano i camuni, ricorda, è un'entità viva che da quando esiste comunica con Pizzo Badile, il monte compagno di una vita (lunghissima e ancestrale).

L'elemento femminile e l'elemento maschile si specchiano l'una nell'altro da quasi un'eternità, incontrandosi all'alba e al tramonto dei due equinozi e avendo come intermediario il sole, che sorge dietro di lui lanciando in cielo una fiamma e tramonta dietro di lei proiettando in cielo un'aquila d'oro. In queste occasioni si percepisce in modo chiaro lo Spirito della Montagna, si apre l'invisibile portale che ci separa dal mondo del sacro, lasciando entrare l'essenza del Sole sulla Terra, il sacro in noi. Dalle rocce incise si può assistere a questo fenomeno che è naturale, ma anche, per chi ci crede e per chi sa che esistono cose spiegabili che sfociano nella metafisica e viceversa, soprannaturale.
Gli antichi abitanti di questo luogo, adoratori del Sole, non potevano non aver notato lo Sposalizio del Sole con la Terra che si ripeteva due volte l'anno. Può essere che traessero ispirazione da esso, che questi monti rappresentassero per loro le prime gigantesche stele votive. Può essere tutto, purtroppo le loro testimonianze sono incisioni criptate. Scrittura ideografica? Racconti per immagini? Fumetti muti? Chi lo sa. Sappiamo che veneravano il Sole, che è Luce, e amavano la Montagna, che è Terra dietro la quale il Sole si riposa.
Il desiderio di raggiungere il Sole, portatore di Vita, è intrinseco a ogni essere umano. La paura del buio è più facile non averla adesso, visto che intorno a noi c'è sempre qualcosa di acceso. Ma quando il buio è proprio buio e l'unica poca luce viene da stelle lontane l'insicurezza sale. Ancora oggi nei parchi archeologici e nei paesi dalle vie strette qui la notte è più notte che altrove, il buio è più buio, soprattutto nelle notti nuvolose, quando non c'è nemmeno, a consolare i comuni mortali, la volta stellata del cielo.
L'Arte e la Fede, che spesso si mischiano tra loro, sia dal punto di vista concettuale che logistico, sono due modi per affrontare l'atavica paura del buio totale, un terrore che vive nel profondo di ciascuno di noi e che non è ingiustificato, essendo noi appunto comuni mortali e il buio essendo fitto di insidie. Chissà se gli antichi Camuni nella magia degli equinozi salivano sul monte e, alla luce dei falò, incidevano nella notte le loro storie per continuare a credere nel futuro, in attesa del ritorno del Sole.
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