Cenni di moda e igiene

I palafitticoli si vestivano con pelli di animali e tessuti di lino con cui confezionavano abitini o mantelli decorati con zanne di cinghiale (ne sono state trovate molte sia al Lucone che al Lavagnone). Portavano la cintura; in particolare quelle femminili erano decorate e terminavano con anelli di tessuto. Avevano anche ornamenti, come gli spilloni, che servivano a tenere insieme i vestiti e quindi avevano un'utilità pratica, ma potevano essere finemente lavorati. Al Lucone sono stati trovati una collana fatta di grani in marmo bianco alternati a semi forati di Staphylea pinnata, chiamata anche falso pistacchio, e un filo d'oro che probabilmente faceva parte di un pendente a doppia spirale (trovare l'oro in questi contesti è rarissimo). Doppie spirali sono state trovate sia scolpite sulle statue stele che in originale (ma in bronzo, non in oro).
I Camuni si vestivano in modo analogo (gli inverni erano freddi e il riscaldamento quello che era). Gli ornamenti li possiamo ricavare dall'osservazione delle decorazioni delle statue stele, per esempio quelle esposte al Mupre: le statue maschili hanno pugnali e armi, foderi, quelle femminili collane o una sorta di pettorali.
Più raffinati
I romani indossavano tuniche lunghe o corte e, avendo i più abbienti i bagni in casa ed essendoci le terme pubbliche, erano piuttosto puliti. Anche loro tenevano chiusi gli abiti con spilloni di materiali più o meno costosi a seconda del ceto sociale.

I longobardi ricchi amavano indossare i raffinati abiti in broccato di cui sopra, tutti gli altri indossavano povere vesti (purtroppo non sempre adatte alla stagione in corso), le monache benedettine giravano in tonaca nera con i capelli e il collo raccolti dentro una fascia di tela bianca, il soggolo.
I soldati veneziani di stanza a Bergamo avevano divisa d'ordinanza fornita dalla Serenissima, le maestranze e la gente comune, non disponendo ovviamente di abiti in velluto, seta e cotone come i nobiluomini e le nobildonne di fine Cinquecento, indossava vestiti semplici, sfruttati fino alla consunzione.
In generale, indipendentemente dal censo, nessuno si cambiava spesso. Tant'è che fonti storiche riferiscono di nobildonne bizantine in visita a Venezia che si lamentavano di quanto puzzassero gli abitanti della Serenissima. D'altronde i bizantini erano la continuazione dell'Impero Romano d'Oriente (infatti chiamavano se stessi con il termine greco romaioi, romani) e da loro avevano ereditato le terme e la propensione l'igiene personale. Insomma, lavare se stessi poteva essere più semplice per le classi più abbienti e per chi nella bella stagione disponeva di una pozza d'acqua, ma il lavaggio dei vestiti era un problema per tutti. Non è semplice lavare un abito in pelle né in lana e soprattutto diventa una seccatura se ne possiedi uno solo. Si poteva essere così poveri (questo in qualsiasi epoca) da averne davvero uno soltanto, che veniva appunto rattoppato fino all'infinito. Poi quando era così sfilacciato che gli strappi non potevano più essere rammendati lo si indossava lo stesso, evitando di lavarlo per non peggiorare il danno. Certi poveri erano così poveri che non si cambiavano mai, nemmeno nei giorni di festa. E quando lavavano i vestiti dovevano aspettare che si asciugassero.
Un discreto guardaroba

Una parte di popolazione disponeva di due o anche tre vestiti, ma anche in questo caso c'era poco da stare allegri, soprattutto nella brutta stagione. Ricchi, nobili e borghesi si cambiavano spesso e spesso disponevano di un discreto guardaroba, che ogni tot anni rifacevano ex novo. Peccato che questi vestiti non venissero mai lavati. Venivano sistemati dalla servitù, che provvedeva a eliminare macchie e sudore con olio, limone, talco e bicarbonato, ma si agiva solo sulle parti interessate e poi si ripuliva il tutto a colpi di spazzola. L'abito non veniva mai immerso nell'acqua. Semmai, per eliminare il tanfo dei pesanti profumi di cui ci si cospargeva per nascondere la puzza (lo facevano anche i re), si usavano impacchi di acqua profumata. Dopo i trattamenti l'abito veniva arieggiato il più possibile e risistemato nel guardaroba.
Gli unici capi che venivano lavati in acqua erano camicie, calze, fazzoletti, guanti e, se e quando c'era, la maglieria intima. Al Villaggio Crespi c'era il lavatoio pubblico (con docce e la piscina coperta), dove di solito si andava il sabato. Ognuno aveva i propri vestiti privati (camicia, pantaloni e giacchetta per gli uomini, camicia e gonna o abito per le donne, maglie e pantaloncini corti per i bambini), ma gli scolari avevano i grembiuli, operai e operaie i completi o i camici da lavoro. Dirigenti e capi seguivano la moda dell'epoca (e si potevano anche permettere le raffinate camicie del loro cotonificio), sempre con i problemi di lavaggio sopra descritti. Riflettendoci bene, il sito dove c'era la maggior possibilità di sopportare il cattivo odore erano le palafitte in estate e le Domus romane tutto l'anno.
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