Una maestra della luce alla fine del mondo

Clementina Coppini
Rina Soldo è una pittrice originaria di Chiari, nel suo quadro Torcello custodito alla Pinacoteca Repossi, racconta il clima della guerra
Il quadro di Rina Soldo con uno scorcio dell’omonima isola nella laguna di Venezia
Il quadro di Rina Soldo con uno scorcio dell’omonima isola nella laguna di Venezia
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Rina Soldo. Chi era? Una pittrice nata a Chiari nel 1899 e morta a Salò nel 1982. Perché lei? Perché anche una donna ha il diritto di essere infine profeta in patria, o profetessa o come volete voi. In specifico per un quadro presente nelle collezioni della Pinacoteca Repossi di Chiari. Il titolo è Torcello ed è uno scorcio dell’omonima isola nella laguna di Venezia. È datato 1938, periodo cupo.

Forse Rina vedeva Torcello come un baluardo nascosto, con le sue strade deserte e silenziose e la tipica luce del luogo, che, rosata ma indefinita com’è, può essere un’alba o un tramonto e appartenere a una pallida estate. Nelle sue opere non ci sono individui, ma si percepisce la presenza di qualcuno dietro le finestre.

Gli studi

Rina non era una dilettante: aveva frequentato l’Accademia di Brera ed esponeva a Venezia con De Pisis. Di posti ne visitò parecchi: Parigi, Spagna, Fiandre ma anche Desenzano e il Porto di Portese a San Felice del Benaco. Era della Bassa Bresciana ma amava l’acqua delle terre della Serenissima, quella della laguna e quella del Garda bresciano, zona in cui soggiornò a partire dagli Anni Venti e che ritrasse più volte.

Venezia

Si trasferì a Venezia negli anni peggiori, dal 1938 al 1943. Venature rossastre, desolazione e quel bagliore abbacinante non raccontano forse di sangue che scorre, di persone che mancano, di un senso di vuoto? Caratteristica propria di Venezia è che puoi arrivare al suo confine estremo, al punto dove la strada s’interrompe, le case terminano e comincia l’acqua.

Anche Torcello è così, con in più il fatto di dare l’impressione di trovarsi alla fine di tutto. E allora era facile sentirsi alla fine di tutto. Forse quella chiesa sullo sfondo è la speranza di qualcosa di saldo e sacro che faccia da scudo al nulla che avanza. Forse Rina, che aveva un modo tutto suo di interpretare i luoghi e di dar loro forma sulla tela, voleva spiegarci questo. Perché lei, quindi? Perché bisogna sapere della sua esistenza e, andando alla ricerca dei suoi lavori, scoprire che magari si amano gli stessi posti, si vede lo stesso chiarore, si sperimenta la stessa solitudine eppure si spera sempre che ci sia qualcuno in casa.

A volte accade che uno incontri per caso un’anima proveniente dal passato e, per qualche alchimia, la percepisca subito come parte di sé e condivida il suo desiderio di giorno in un mondo che sembra volgere alla notte. E ti dispiace che questa persona non sia apprezzata quanto dovrebbe e vorresti che tutti si appassionassero a lei. Cerca Rina, lasciati avvolgere dall’atmosfera nei suoi dipinti, sospesa come in un sogno (a volte infranto). Dentro i suoi paesaggi non è vero che non c’è nessuno. C’è lei che li dipinge. Ci sei tu, che giungi dal futuro a popolare un apparente deserto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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