Un borgo che domina il lago e una terrazza spaziosa e spaziale

Clementina Coppini
In Valsabbia, sopra Villanuova, l’abitato di Prandaglio, Comune soppresso nel 1928, regala tuttora una vista incantevole
Dalla terrazza antistante la chiesa di San Filastrio a Berniga
Dalla terrazza antistante la chiesa di San Filastrio a Berniga
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Villanuova sul Clisi si dipana lungo un filo di pianura (filo anche perché la zona nell'Ottocento divenne famosa per la lavorazione di seta, lana e cotone, ma questa è un'altra storia) chiusa a occidente dai monti Selvapiana e Renico (noto anche come Madonna delle Neve, dall'omonimo santuario sulla sua vetta) e a oriente da Monte Covolo, celebre sito preistorico

La città, come una New City (Villa Nuova, appunto) del Far West, si sviluppa ai lati della strada che congiunge Brescia alla Valle Sabbia, seguendo il corso del fiume Chiese. Due ponti, uno di ferro e uno di pietra, Ponte Pier, a cui si attribuiscono origini romane (è a due arcate e prima di essere asfaltato era a schiena d'asino), ricoprono la funzione di unire il centro della cittadina al territorio di Prandaglio, la quale si diversifica in micro-frazioni, unite a formare un verde territorio.

Ma che ha di particolare Prandaglio, Comune soppresso nel 1928? Salite per una delle due strade (strette, ma non impervie) attraverso prati e boschi e vedrete. Vedrete all'improvviso aprirsi la macchia azzurra del Garda, che spazia dalla Rocca di Manerba a Sirmione a Desenzano e ben oltre. Una nuova visione di un Lago che credevamo di aver osservato da ogni prospettiva. E invece c'è sempre qualcosa di imprevisto, sottovalutato. Grande insegnamento esistenziale, oltre che geografico. Immenso panorama, aria sottile, luce chiara, trovarsi lontano da tutto (arterie di comunicazione trafficate, centri commerciali, turismo di massa) in una manciata di minuti, immersi in qualcosa che, consentite il termine stucchevole, si può definire incanto.

La chiesa

Già nel Cinquecento il paesino era noto per fornire legna, ma vi si produceva anche un vino all'epoca considerato niente male. I ponti (quello ora in ferro fino al 1897 era in legno) e l'economia funzionavano, così gli abitanti decisero di edificare, in località Berniga, una chiesa, intitolata a Filastrio (santo bresciano, anche se di origine spagnola o africana, del IV secolo), attestata fin dal 1478, inaugurata nel 1546, abbellita nel Seicento e ingrandita tra Settecento e Ottocento, con rifacimento della facciata, che dà le spalle al lago.

Davanti a lei un grande bianco sagrato si allarga in una spaziosa (e spaziale) terrazza affacciata su pianura e montagne e che, nell'estremità in fondo a sinistra, ripropone la vista sul Benaco. Sembra un teatro all'aperto con quinte definite dalla natura e dall'opera dell'uomo, perfetto per fare teatro, musica, arte. Per pensare. E anche per un atterraggio marziano, che la leggenda vuole sia avvenuto nel febbraio 1999, quando un oggetto luminoso fu visto sfrecciare attraverso il cielo e approdare qui. In seguito si pensò a un meteorite finito poi chissà dove. In ogni caso, se gli alieni sono venuti (e chi può dire che non ci vengano ancora?) in vacanza qui significa che hanno decisamente buon gusto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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