Noli me tangere

Il cibo implica vista e gusto, il tatto attiene ai materiali. Chi non vorrebbe toccare la porta del Lucone o l'aratro del Lavagnone o la Vittoria Alata o le Statue stele del Mupre? O le due lunghe travi forate che costituivano una parte strutturale delle palafitte sulla cui funzione circa ogni visitatore ha una diversa ipotesi?
Tutti desideriamo mettere le mani sulla materia, come se il contatto aiutasse a comprendere meglio il significato di ciascun oggetto, che sia un graffito o un muro, che sia un tessuto, un seme mummificato, una statua o un gioiello a forma di croce o un affresco. Come se l'esperienza tattile avesse il potere di portarci indietro nel tempo, oltre la mera visione di ciò che abbiamo sotto gli occhi. Il che in un certo senso è vero, ma se gli oggetti presenti nei musei fossero toccati da tutti rischierebbero seriamente di fare una brutta fine.

Il divieto di toccare, che spesso sono chiusi in apposite vetrine, è dovuto a questioni conservative (l'esigenza di preservare tali oggetti non può seguire in toto le regole della democrazia). Tutti possono guardare, ma, affinché tutti ma proprio tutti possano serve il necessario distanziamento, affinché le generazioni future possano provare la stessa emozione.
La pietra delle incisioni, estremamente resistente ma anche facilmente lavorabile, subisce l'attacco di muffe e licheni. Le rocce sono lisce, hanno avvallamenti in cui si deposita l'acqua piovana e fratture da cui spuntano erbacce. Ciò ci dice che è viva, ma ci suggerisce di guardare e non toccare.
Ha fatto tanta fatica ad arrivare qui, si è nascosta a migliaia di invasori, ha subito costosi restauri, chi siamo noi per osare toccare una rarissima scultura in bronzo? Come potremmo, per il gusto di accarezzarla, intaccare la sua straordinaria Vittoria sul tempo che tutto consuma? Lo stesso vale per gli affreschi di Santa Giulia. La croce di Desiderio è sotto vetro, esattamente dove deve stare un gioiello di tale antichità e splendore.

I legni di quattromila anni si sono conservati nella torba, ma, prima di essere esposti, necessitano di un trattamento particolare. La torba li conserva, ma nel corso dei millenni gran parte della cellulosa viene sostituita da acqua. Se non si provvede immediatamente i legni si asciugano e si sbriciolano, come accadde alla piroga monossile.
Allora non esisteva la tecnologia per conservare legni così antichi. Ora sì. Essi vengono portati a Milano al Centro di Trattamento del Legno Bagnato, creato vent'anni fa nella Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, restano immersi per mesi in una sostanza che sostituisce l'acqua presente nel legno e lo consolida. Alla fine del processo il reperto viene affidato al restauratore e, una volta tornato in museo, viene messo in una vetrina speciale in cui viene costantemente monitorato.
Roccia, legno, pittura, oro e pietre: parliamo di pezzi rarissimi (anzi unici) e antichissimi. Non toccarli è una forma di rispetto. I motivi per non farlo dipendono dalla materia specifica di cui essi sono fatti. C'è un insegnamento anche nella presenza di un vetro separatore.
Voler bene a qualcosa (o a qualcuno) implica il rispetto e, se esercitare il rispetto implica il doverlo lasciare in pace, bisogna lasciarlo in pace. L'amore per i luoghi (e le persone) si declina in molti modi, uno dei quali è l'educazione.
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