Santa Giustina che credeva negli unicorni (e non nella guerra)

Clementina Coppini
Con San Marco è patrona di Venezia: nel 1571, infatti, la Lega Santa sconfisse gli Ottomani a Lepanto proprio il 7 ottobre, giorno della sua ricorrenza
Come la vide il Moretto. Così il Bonvicino raffigurò Santa Giustina
Come la vide il Moretto. Così il Bonvicino raffigurò Santa Giustina
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Ci sono giorni in cui tutto sembra crollarti addosso, i nemici sono alle porte e devi affrontare una battaglia che non sai se vincerai. Hai due possibilità: arrenderti o combattere. Oppure puoi fare come Santa Giustina, credere negli unicorni. Questa Santa delle origini, nata e vissuta a Padova ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano e del suo co-imperatore Massimiano, fu personalmente condannata a morte da quest’ultimo, in visita nella città natale della giovane, per essersi rifiutata di adorare il dio Marte.

Il quadro del Moretto

Era il 7 ottobre del 304. Se si cerca la sua biografia su Wikipedia si scopre che il quadro scelto per rappresentarla è di Moretto. Uno dei massimi capolavori di un genio del Rinascimento, attribuito prima a Tiziano, in seguito a Raffaello e infine al vero autore. Una santa mille volte ritratta, ma il più bel dipinto che la rappresenta è del grande Maestro Bresciano.

Giustina, in abito di seta rosa cangiante con mantello di broccato color oro, tiene in mano la palma del martirio, è in compagnia del donatore, inginocchiato ai suoi piedi, e di un unicorno, simbolo di purezza virginale ma anche mitico animale totemico dei sognatori e di chi crede nell’impossibile.

Santa Giustina è, insieme a Sant’Antonio, patrona di Padova e, con San Marco, patrona di Venezia poiché nel giorno della sua ricorrenza, il 7 ottobre 1571, la Lega Santa, guidata da Venezia, sconfisse la flotta dell’Impero Ottomano a Lepanto, in una delle più celebri battaglie navali della storia.

La storia

Il dipinto, di cui non si conosce la provenienza, ora è in Austria, al Kunsthistorisches Museum di Vienna (non sembra sia andato a Vienna da Brescia, ma da Venezia, dove, non si sa in quale ambiente né per chi, ricordava l’epica vittoria della Serenissima).

Nel 1662 il dipinto era in Austria, nel castello di Ambras, a Innsbruck. Chissà se era già giunto nella capitale austriaca, quando, nel 1683, i Turchi la assediarono. Lepanto e Vienna: due episodi simbolo legati ad altrettanti tentativi d’invasione da parte dei Turchi e c’è sempre in qualche modo lei, Giustina, prima a proteggere Venezia e poi l’Austria. Peraltro il dipinto di Alessandro Bonvicino si sa che fu realizzato circa nel 1530, anno più anno meno. Sapete quando si svolse il primo assedio di Vienna, guidato da Solimano il Magnifico, sultano ottomano? Nel 1529.

Santa Giustina e in special modo questo dipinto hanno uno strano legame con importanti scontri armati legati alle guerre tra Occidente e Oriente, iniziate venticinque secoli fa con le Guerre Persiane e non ancora concluse. Proprio lei, uccisa a colpi di spada per essersi rifiutata di venerare il dio romano della guerra. Proprio lei, eroina disarmata di animo puro, che vinse la sua battaglia scegliendo di soccombere e che rappresentava ciò che oggi chiameremmo una pacifista. Che credeva negli unicorni, non nella guerra. E gli unicorni credono ancora in lei.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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