Luce e buio in contemplazione della Divina Sapienza al Museo Diocesano
![L’antico monastero francescano di San Giuseppe](https://api.gdb.atexcloud.io/image-service/view/acePublic/alias/contentid/1h3edbfc7rxsgjbuwsl/0/lantico-monastero-francescano-di-san-giuseppe.webp?f=16%3A9&w=826)
Un grande chiostro cinquecentesco con in mezzo un possente ciliegio quasi centenario, miracolo della Natura o forse della Fede o forse di entrambe. Il sole è quello raggiante di una limpida mattina d’inverno. Siamo nel monastero francescano di San Giuseppe, sede del Museo Diocesano.
Bianco
Il bianco è quello di Brescia, una tonalità particolare che dovrebbe prendere il nome dalla città. Entri nella parte espositiva e lo ritrovi sui muri, nella molto ben studiata illuminazione delle opere, provenienti da tutta la provincia. Un capolavoro dietro l’altro, a partire dai raffinatissimi tessuti liturgici. Il piviale di Comero (Casto, Valle Sabbia), in taffetà verde con motivi floreali, e l’esotica Pianeta di Magasa (Valvestino), in seta bianca e oro con grandi fiori rosa e viola, sono francesi e del Settecento. Al Quattrocento camuno appartiene invece la Tonacella di Bienno, velluto rosso cucito su raso, creata probabilmente a Venezia.
Un trittico di Antonio Vivarini (XV secolo) con Sant’Orsola e le compagne apre la pinacoteca. Di fianco una scultura ritrae un coevo Cristo in croce senza croce, con dipinto sul volto il sorriso di chi ha in sé la salvezza. A seguire il meglio dei pittori bresciani degli scorsi secoli, ma anche icone ortodosse ed ex voto, opere atipiche rispetto al genere cui appartengono e per questo più attraenti.
Buio
È buia la stanza in cui, immersi in un buon profumo di fico e guidati da una voce, si possono toccare una veste, un libro, una cornice, foglie e rami, alla scoperta del dipinto del Moretto dedicato alla Divina Sapienza. Un’esperienza sensoriale per i non vedenti ma soprattutto per chi ci vede, affinché riesca a capire meglio ciò che ha la fortuna di osservare nel quadro.
La sala dei codici miniati è una magia che si rinnova ogni due settimane, quando, per motivi di conservazione, viene girata una pagina di ciascuno degli antichi manoscritti, uno dei quali risale al 1150 circa, facendo apparire nuove lettere impresse sui fogli. È un intenso fluire di vocali e consonanti, alcune in forma di dipinto, che sembrano fatte per entrare in sintonia con l’osservatore. Non importa se non si comprende il significato di ciò che si tenta, il più delle volte senza risultato, di leggere e interpretare: il messaggio arriva ugualmente.
Luce
La luce, sia esteriore che interiore, è la chiave di lettura dell’intero luogo. Si riflette nella seta, nella pietra, nel legno, nella pittura, nella scrittura, in ogni dettaglio. Contenitore e contenuto diventano un angolo dove sperimentare il chiarore e la sua assenza. Il dolore e la gioia si compenetrano e si armonizzano. Come il ciliegio e il campanile di San Giuseppe dietro di lui, come l’olio su pietra della bottega di Tiziano con il Messia sofferente coronato di spine e la tavola del Moretto con il Redentore risorto e benedicente. Come la Natura e la Fede, come il buio e la luce.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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