Mercurio, San Rocco e il potere taumaturgico del sacro

Clementina Coppini
La piccola pieve sorge a Moniga del Bosco dove il Marco Nono Arrio Paolino Aper fece erigere un’ara dedicata al dio pagano
La chiesetta che si trova a Moniga del Bosco
La chiesetta che si trova a Moniga del Bosco
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A Moniga del Bosco, frazione di Muscoline circondata da amena campagna, sorge una piccola pieve dagli scarni muri di pietra. Sul fianco destro, come da una sorgente, sgorga inarrestabile un rigagnolo d’acqua che confluisce in una grande vasca che mai smette di tracimare. Come una fonte sacra (sebbene l’acqua, come recita un cartello, sia non potabile).

Alle spalle dell’edificio il bosco. Si respira un che di ancestrale, come se pieve e fonte provenissero da un tempo molto antico. Infatti le origini del sito risalgono ai Romani. Moniga del Bosco faceva parte dei molti possedimenti dei Nonii Arii, gli stessi della villa di Toscolano Maderno, i quali avevano proprietà ovunque: Istria, Spagna, Lago d’Idro, Roma ma anche Carzago, Bedizzole e Muscoline.

Ed è nel III secolo d.C. che Marco Nono Arrio Paolino Aper, console sotto Settimio Severo, ultimo esponente di tale potente famiglia, decise di porre un’ara dedicata al Dio Mercurio nei pressi di questa sorgente, proprio dove ora sorge la chiesa. L’epigrafe, quando nel Quattrocento fu costruito l’edificio, venne murata nella scalinata d’ingresso, mentre la fonte fu inglobata nella chiesa e in seguito riportata all’esterno, dove ora si trova.

L’interno, austero, è ad aula unica e il soffitto decorato con belle tavolette in cotto. Dietro l’altare, opera di Bernardino Podavini, pittore autoctono di fine Settecento, c’è una pala con una Madonna con Bambino e Santi, tra cui Rocco, a cui la chiesa è intitolata. Ma torniamo alla lapide dedicata al dio romano (la scritta è: Deo Merc. m. non. arr. paulinus aper c.i. pro salute sua u.s.l.m.): non è più in sede e, secondo il corpus inscriptionum latinarum si trova nei Musei Civici di Brescia, dove è approdata nel 1828.

Il culto di San Rocco

Il culto di san Rocco che subentra a quello di mercurio fa riflettere. Quest’ultimo era il custode del commercio, dei viaggiatori e della scienza dei medicamenti, tant’è che il suo bastone, il caduceo, è ancora oggi il simbolo dei farmacisti. Ecco un portatore di guarigione sempre in movimento. Come San Rocco, grande camminatore e protettore dei malati, in specie appestati, e dei pellegrini. E l’acqua che zampilla non è forse la prima cosa che si usa per pulire le ferite, per ripristinare l’igiene? non è primaria necessità di ogni viandante?

San rocco non muoveva un passo senza il suo bastone. Come mercurio, per via dei commerci ma anche della sua predisposizione ai medicamenti, era uno degli dei più venerati dai bresciani, forse il preferito in assoluto. san rocco non era, e ancora oggi non è, da meno. dove avvengono guarigioni miracolose spesso c’è una fonte. Siamo tutti alla ricerca di viaggiatori e taumaturghi e di qualcosa che scorra perpetuo, che ci purifichi, ci guarisca. Siamo tutti desiderosi di essere pervasi da quella potente forza guaritrice che è il sacro. Qualsiasi nome abbia avuto nel corso dei tempi, qui c’è.

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