Matrimonio d’amore tra montagna e sole
Concarena, Signora delle Montagne. Si staglia sul fondo della Valle Camonica sollevandosi rapida dai prati alle quattro cime, la più alta della quali è quella della Bacchetta, alta 2549 metri. Le sue rocce sono nate nella Tetide, antico mare il cui nome viene da Teti, moglie di Oceano.
Allora erano piattaforme sottomarine con un aspetto simile a quello delle barriere coralline delle isole tropicali, poi la Terra si è corrugata e dalla Grande Madre delle acque è nata lei: non una montagna qualunque, ma la prima immensa stele votiva della Valle dei Segni. La Naréna, come la chiamano qui, presenta lo strano fenomeno dei camini gelidi, fessure da cui esce aria freddissima, si dice proveniente da depositi di neve sotterranei, come se Tetide in qualche modo fosse rimasta in questa immensa pietra sbocciata dal mare.
Di fronte alla Concarena c’è Pizzo Badile, che, se vogliamo rimanere sull’onda (in senso proprio, trattandosi di acqua) del mito, è legittimo ritenere sia stato creato da Oceano. Due montagne sacre, considerate da sempre la prima di natura femminile e la seconda maschile, le quali, nei giorni dell’equinozio di primavera e d’autunno, si producono in uno spettacolo magico: il sole, sorgendo proprio dietro la vetta di Pizzo Badile, s’incendia lanciando verso l’alto una grande fiamma luminosa e tramonta dove la Concarena presenta un taglio.
L’aquila d’oro
La visione in questo caso ha un afflato mistico, con la luce che all’improvviso si apre tutt’intorno alla cima proiettando un’aquila d’oro nel cielo ormai scuro. È un fenomeno dovuto alla rifrazione solare e l’aquila va un po’ immaginata (eppure la testa e le ali spiegate del rapace si riconoscono bene), ma, per chi ci crede (la Fede se smuove le montagne le può pure illuminare), questo è lo Spirito della Montagna che si rivela per un attimo a noi mortali, in quello che è la metafora dello Sposalizio del Sole con la Terra.
Insieme, i due Monti compongono una sorta di portale d’ingresso del Sacro nel nostro mondo, di cui entrambi sono i guardiani. Anche i Nativi Americani, dall’altra parte del globo, celebrano da epoche remote un analogo matrimonio. Il quale, a pensarci bene, è tra i Quattro Elementi: nella montagna c’è il mare e nel cielo c’è il sole. Terra, Acqua, Aria e Fuoco, quindi.
Aurora e crepuscolo durano pochi minuti, ma, disponendo di un’intera giornata, varrebbe la pena di spenderla tutta nell’osservazione di questo un fenomeno scientificamente spiegabile per catturarne il profondo significato metafisico. Chissà se i Camuni preferivano l’equinozio di primavera, che promette giorni più lunghi e caldi, o quello d’autunno, prodromo di lunghe notti di ghiaccio. Forse entrambi. La raffinata e geniale arte rupestre e l’evoluzione umana in sé non sono forse il risultato dell’eterna lotta dell’essere umano tra il desiderio di raggiungere il sole e la paura del buio.
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