Le Ferie di Agosto, una buona definizione dell’inferno
Ecco le Ferie di Agosto. Non rilassanti, non economiche, spesso non evitabili. Ok, magari chiudono l’ufficio o la fabbrica, quindi tanto vale approfittarne. Approfittare è verbo adattissimo, poiché nel momento in cui chiudi la valigia sai che verrai spolpato e arrostito e troverai prezzi lievitati rispetto non a quando eri giovane, non a prima dell’euro o della crisi. No, lievitati rispetto alla settimana prima.
Birilli in autostrada
Così, novella Giovanna d’Arco, t’immoli sul rogo delle ineluttabili vacanze dantesche, che, a seconda della tua personalità e dei contrattempi o sorprese che troverai, racconterai come una meraviglia o un incubo, ma in realtà nella quasi totalità dei casi saranno un Purgatorio.
Non fai in tempo a entrare in autostrada che trovi rallentamenti per tamponamenti o lavori in corso. Uno dei più grandi misteri dopo gli Ufo è il motivo per cui viene fatta manutenzione su arterie iper-frequentate nei giorni subito prima di quelli da bollino rosso. Sarà un bizzarro giro di scommesse basato sul numero dei birilli piazzati tra le corsie che rimangono in piedi dopo il primo turno di partenze intelligenti?
Geometria gastronomia
Agosto inoltre consente di approfondire le basi della geometria gastronomica. I cateti del tramezzino del baretto in spiaggia diminuiscono in modo direttamente proporzionale alla quantità di prosciutto e formaggio in esso contenuti (l’ipotenusa intanto si è nascosta per la vergogna), mentre la quantità di mozzarella è inversamente proporzionale al diametro della pizza.
Le vongole nella pasta alle vongole sono più una leggenda che un condimento vero e proprio, la grande grigliata di pesce è grande solo per le dimensioni del piatto, che contiene numero una capasanta, due gamberi, alcuni totani e un triangolo scaleno decongelato (spacciato per filetto di branzino, ma non somigliante). La grande grigliata di carne per due persone consta di due salamine, due braciole, due wurstel e un unico mini-pezzo di tagliata, correttamente servita con appositi microscopio e bisturi.
Poi l’ultima sera, in un momento di euforia (o delirio), vai in un ristorante costoso solo per scoprire che il menù bambini contiene gli unici piatti di cui capisci il contenuto e i cui ingredienti non ti provocano istintiva repulsione.
Nel frattempo hai lottato per tutto: sole, ombra, parcheggio, per far funzionare il phon dell’albergo (ma quale sociopatico ha progettato tale perverso aggeggio?). D’estate i capelli non li asciughi, ma accendere l’asciugacapelli è più una sfida che una necessità. Morale, non hai ancora intrapreso il viaggio e già sai che questa è una minima parte di ciò che ti attende. E per tutto ciò dovrai pure spendere un sacco di soldi. Ti conforta la consapevolezza che questa punizione dura un tempo limitato. D’altronde, come diceva George Bernard Shaw, «una vacanza perpetua è una buona definizione dell’inferno». A volte anche una breve, purtroppo.
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