La splendida e bianca Tomba del Cane a guardia della città

La storia e i racconti del sepolcro inutilizzato, commissionato da un commerciante e progettata dall'architetto bresciano Rodolfo Vantini
La Tomba del Cane è uno dei più singolari monumenti bresciani ad opera di Rodolfo Vantini - © www.giornaledibrescia.it
La Tomba del Cane è uno dei più singolari monumenti bresciani ad opera di Rodolfo Vantini - © www.giornaledibrescia.it
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Rodolfo Vantini iniziò a praticare la professione di architetto a 21 anni, nel 1813, progettando un cimitero, il monumentale di Brescia (altrimenti detto Vantiniano), il primo in assoluto nel suo genere, prototipo di tutti i suoi fratelli in giro per Italia ed Europa. Addirittura l’architetto Heinrich Strack trovò così fantastica la torre-faro che ne realizzò una uguale a Berlino: oggi si chiama Colonna della Vittoria ed è uno dei più celebri monumenti della città tedesca. E guardacaso Rodolfo terminò la sua carriera con una tomba, quella del Cane (o Tomba Bonomini).

Non pensate a lui come a uno spirito lugubre. Se il poderoso e altissimo faro del monumentale è un’ardita salita al cielo, le forme appuntite della tomba del cane sono un modo per bucare le nuvole, quasi a convincere chi sta lassù a farci salire. La tomba è quadrata e ha in mezzo due sarcofagi. In ognuno dei quattro angoli c’è un’edicola con altrettante statue raffiguranti Arti Industriali, Belle Arti, Agricoltura e Commercio. Quest’ultima è la più affascinante: guarda con occhi severi il viandante, mentre, tenendosi il mento con un dito, tiene in mano una specie di proto-faldone (Le fatture? Le rate delle tasse?).

Il commercio era appunto il mestiere del committente dell’opera, Angelo Bononimi, ricchissimo mercante bresciano, che voleva essere sepolto lì con il suo socio (con cui doveva andare d’accordo, visto che desiderava restargli accanto per l’eternità) Giuseppe Simoni, insieme al quale aveva accumulato una fortuna vendendo spezie, caffè, cacao, seta e prodotti agricoli.

Nel 1837 aveva deciso di lasciare tutti i suoi beni all’Ospedale Maggiore di Brescia a patto che venisse costruito quel monumento nel Ronco di San Fiorano (i Ronchi sono le colline intorno a Brescia). Viene indetto un concorso, vinto appunto dal Vantini, che muore prima di ultimare l’opera. L’autore non la vedrà finita e il destinatario non vi sarà mai tumulato: così il sepolcro diventò un tempietto a guardia della città.

Le ipotesi

Si dice che vi sia sepolto un cane. Poiché assomiglia alle Arche Scaligere di Verona, tipo quella dov’è sepolto Cangrande della Scala, resta la domanda su che tipo di cane riposi lì sotto. Si dice quello di una giovinetta ucciso a colpi di pistola perché cercava di salvare la ragazza dalle molestie di un soldato austriaco. O forse quello dello stesso Bonomini, che prese il posto del padrone. Forse si chiama così perché non vi trovò sepoltura nemmeno un cane. Con tutta probabilità quindi è un cenotafio, cioè una tomba vuota. Splende di giorno e di notte nelle sue nobili forme scolpite nel botticino, marmo bresciano noto per il suo candore. Ecco la tomba del cane ignoto, nata per alleggerire l’anima e far sbiadire le angosce.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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