La chiesa rotonda all'interno di un'azienda agricola di Binzago

Circondata da alberi, a loro volta rotondi, ricorda un astro con i suoi pianeti ed è aperta a chiunque desideri visitarla
La chiesa di San Lino a Binzago di Agnosine - © www.giornaledibrescia.it
La chiesa di San Lino a Binzago di Agnosine - © www.giornaledibrescia.it
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La frazione di una frazione di un piccolo paese: questa è San Lino per Binzago e Agnosine. A segnare dove si deve curvare per trovarla c’è lo scheletro di un’acciaieria in rovina, che pare messo lì apposta per depistare il viaggiatore. Tra l’altro l’ecomostro in questione, agghiacciante e insieme affascinante, potrebbe, una volta bonificato e recuperato, diventare un gioiello di archeologia industriale, la statua della libertà di una natura che almeno qui ha riconquistato la sovranità che le era stata tolta. Comunque è dopo aver aggirato tale struttura che comincia la strada ondeggiante disegnata dentro il panorama dipinto che porta alla meta, indicata da un paio di cartelli con scritto «San Lino, secolo XVII».

Di cosa stiamo parlando?

Di una chiesina a pianta circolare, come il Duomo vecchio di Brescia. Una cosa rara in un posto unico. Si trova all’interno di un’azienda agricola e in particolare in un frutteto di cachi. Il cancello che la protegge ha due piloni abbracciati da folta edera e tutto intorno girano gatti e gattini. Ci sono animali da cortile e anche una mucca che pascola libera dietro lo steccato. Sulla facciata si vedono bene affreschi che potrebbero appartenere al XIV o XV raffiguranti due personaggi sulle cui teste si legge Gervasio e Protasio. Che la chiesa fosse dedicata a loro? Diciassettesimo secolo? San Lino è più antica di secoli.

Luca, proprietario dell’azienda, e la sua mamma hanno le chiavi e sono contenti di far entrare «chiunque desideri visitare la casa del Signore». L’interno è più recente. Nel 1630, durante la peste, la chiesa fu trasformata in lazzaretto. In seguito la struttura s’ammalorò e, durante i lavori di restauro, il 16 giugno 1712 cadde il tetto con tutti i muratori, che furono miracolosamente salvati da San Lino, da cui la nuova dedica dell’edificio. L’episodio è raccontato in un affresco del Settecento (pare quasi un ex voto) a sinistra dell’altare. Siccome la fama dei miracoli doveva essersi in breve tempo diffusa ecco che il Primo dicembre dello stesso anno la comunità di Agnosegno va in processione a chiedere che la malattia che sta decimando il bestiame finisca. E il Santo, che era nientemeno che il successore di San Pietro, non li aveva delusi.

San Lino, con il suo ombreggiato portico e l’abbraccio della sua rotondità, accoglie e aiuta a capire come devono girare le cose. Luca racconta che a Santa Lucia viene organizzata una piccola festa per i bambini. Quando nevica le piante intorno alla chiesa splendono di bianco e i cachi sembrano palline luminose. Una chiesa rotonda con intorno alberi rotondi, come un astro con i suoi pianeti.

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