Il Pulpito di Maviorans: una porta di pietra tra due mondi

Il manufatto longobardo dell'VIII secolo si trova nella chiesa di Santa Maria Assunta a Piè del Dosso di Gussago
Il Pulpito di Maviorans custodito nella Pieve di Santa Maria Assunta - © www.giornaledibrescia.it
Il Pulpito di Maviorans custodito nella Pieve di Santa Maria Assunta - © www.giornaledibrescia.it
AA

Nella chiesa di Santa Maria Assunta a Piè del Dosso di Gussago ci sono due lastre di pietra bianca, una grande e rettangolare e una più piccola quadrata, sistemate a formare un pulpito. Si tratta di un manufatto longobardo dell’VIII secolo. La pietra viene dall’Italia centrale. Singolare, visto che le cave qui non sono mai mancate. L’iconografia è complessa e la mano dell’artista a dir poco ispirata. Ci sono rapaci, rettili, draghi, agnelli, croci, cavalieri e pavoni. E ben piantata in mezzo al bassorilievo una colonna ben ornata verso la quale tutti rivolgono lo sguardo: è l’albero della vita, segno di salvezza ed eternità.

I soggetti

Tutti sono disposti secondo una logica che a quei tempi, certo più mistici dei nostri, risultava comprensibile. Ma è sufficiente osservare con attenzione (e forse anche più di mille anni fa era così) per percepire la pace che promana dalla materia lavorata. Un serpente è avvolto a un’aquila dalle ali possenti, ma non la vuole soffocare: la abbraccia e la sua testa si libra sopra di lei. Un altro, a due teste, sta tra due pavoni, che per gli antichi erano sinonimo di lussuria e invece per i primi cristiani diventano simbolo di Resurrezione.

Compaiono anche un pesce e un agnello con la croce. In fondo a destra un cavaliere si dirige verso l’albero: ha deciso di salvarsi, a differenza del cavaliere sotto di lui, che procede dalla parte contraria e non rivolge lo sguardo al centro di questo piccolo universo. Peggio per lui, perché oltretutto si trova nella parte di bassorilievo più ammalorata. E poi cerchi e spirali a riempire le parti prive di rilievi, giacché questi barbari pur ormai civilizzati, mantenevano l’horror vacui, l’ancestrale terrore del nulla che li portava a riempire tutto lo spazio disponibile e che ha qualcosa di ingenuo, primordiale.

Una porta tra due mondi

La Pieve di Santa Maria Assunta di Gussago - © www.giornaledibrescia.it
La Pieve di Santa Maria Assunta di Gussago - © www.giornaledibrescia.it

La lastra, che unisce simboli cristiani e mitologia nordica e racconta un Paradiso mediato dal Walhalla, è una porta di pietra tra due mondi. Ma chi ha realizzato questo capolavoro? Facile scoprirlo, giacché l’autore ha scritto in bella vista sulla pietra il proprio nome: Mavio. Non a caso la firma continua con una parola che esprime il modo in cui egli ha trovato l’ispirazione: orans, pregando.

Eccolo qui, il pulpito di Maviorans. Un tempo si pensava che in origine fosse un sarcofago, invece si tratta di due plutei, cioè elementi della recinzione di un presbiterio. Forse in origine erano nell’abbazia di Leno, a cui afferiva la chiesa di Gussago. Quando nel XII secolo il monastero venne smantellato i pezzi di pluteo potrebbero essere stati mandati qui per diventare ciò che sono: un libro di pietra sulla fede. E sull’umana aspirazione all’immortalità.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato