Il Duomo Vecchio di Brescia, da sempre cuore della città
Una chiesa rotonda. Come la pietra del sepolcro di Cristo, come la grotta della Natività. Come il Santo Sepolcro di Gerusalemme, come i battisteri in cui si riceveva appunto il battesimo. Il Duomo Vecchio di Brescia è tutto questo e anche di più: è un centro intorno al quale ruota la vita della città da secoli e secoli.
Non è un semplice monumento, no. È come se qualcosa di tutte le persone che ha visto nel corso dei suoi molti secoli di vita si fosse trasferito in lui, conferendogli un che di umano. È stato ragazzo, ha avuto un ruolo impegnativo e di rilievo nell’età adulta, ha dovuto lasciare il passo a qualcuno di più giovane, alto e prestante (il Duomo Nuovo) e anche vedere tornare alla luce e diventare di moda templi più vecchi di lui (il Foro). Come capita agli anziani e agli edifici antichi, ha perso centimetri d’altezza mentre il resto intorno a lui si alzava. Si è infossato, incurvato.
Inoltre, al pari di ogni individuo, ha la sua parte oscura, quella che si tiene nascosta in anfratti sotterranei e che non è sempre detto sia la peggiore. Noi abbiamo i nostri privati misteri, lui la cripta di san Filastrio. Con i suoi dodici secoli abbondanti è ovvio che risulti più affascinante lei della gran parte dei nostri segreti: come potrebbe essere altrimenti? Santa Maria Assunta (questo è il nome ufficiale del Duomo Vecchio), detta appunto la Rotonda, non vuole a tutti i costi essere l’edificio più importante della città: è troppo vecchia e saggia per coltivare tale ambizione, che non è mai stata nelle sue corde (e nei suoi archi). Eppure, dovendo dire quale sia il vero cuore di Brescia, viene in mente lei.
Come può un edificio così discreto essere uno dei simboli della Leonessa? Perché è rotondo? Magari sì, il motivo è questo. Roma non ha forse il Pantheon, Istanbul la cupola di Santa Sofia, New York la mela? Guardatela: è diventata più bella con l’età e attraverso di essa ha acquisito un fascino, un che di magico che è impossibile non percepire quando sei vicino a lei o tra le sue mura, che ti abbracciano ma non ti tengono stretto, che ti vogliono bene senza soffocarti. È un cerchio che parla di nascita e di morte e insieme riassume la nostra esperienza su questa Terra, ovvero tutto ciò che ci sta in mezzo. E in più, con le sue rughe e i suoi anni, ci spiega con ancestrale sapienza come la perfezione a volte non sia altro che la somma delle imperfezioni.
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