I gatti, silenziosi e dignitosi compagni psichici

Il quadro di Giacomo Ceruti è rivelatore del nostro rapporto con i gatti perché il tempo trascorso con loro non è mai sprecato
Pitocchetto, Vecchio con gatto bianco (particolare)
Pitocchetto, Vecchio con gatto bianco (particolare)
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Una volta un tale si è chiesto: «Poiché ognuno di noi ha il dono di una sola vita, perché non decidere di passarla con un gatto?» giusto, ma forse è meglio avere più gatti, perché come unico difetto hanno spesso la tendenza a non sopravviverci. Veder morire il proprio gatto, dopo aver scelto di evitargli ulteriori sofferenze e tenergli la zampa mentre il veterinario gli pratica la puntura finale è una sofferenza (inutile fare paragoni con le persone amate per cui si è operata una scelta analoga, perché stiamo appunto parlando di gatti).

Così come è doloroso (anche dal punto di vista muscolare) scavare in giardino una buca sotto il diluvio universale per seppellire il suo corpicino consunto dalla malattia. Sei assalito dalla tristezza. Ti rimangono due trovatelli, il rosso Lau (Minigatto) e il grigio Ciccio (Maxigatto, che ha la coda piatta e non sembra nemmeno un animale domestico, tanto è gigantesco), ma Fulmine il gatto rosa resterà insostituibile. Lui che, per ringraziarti dell’affetto ricevuto (molto meno di quello che gli hai donato tu), ha fatto le fusa fino alla fine.

Il dipinto

Viene in mente un quadro di Giacomo Ceruti, intitolato «Ritratto di vecchio con gatto bianco». Un olio su tela di 74 x 57 centimetri che, pur essendo citato nell’inventario del 1802 della collezione Melzi d’Eril di Milano nel 1802, appartiene a un privato.

Il dipinto mostra un uomo anziano, economicamente disagiato, con abiti logori e una barba lunga e disordinata (ora forse potrebbe anche essere ritenuta trendy). Questa persona dallo sguardo tenero e insieme perso nella tristezza accarezza un bellissimo e giovane gatto bianco dagli occhi azzurri. Il micio è paffuto e sereno e di certo il vecchio divide con lui il cibo che ha, sempre che non vi rinunci per darlo al suo amico quadrupede. Qui accade la magia. Il felino, candido ed elegante, trasmette la sua intrinseca classe al proprietario, facendo sembrare anche lui un vero aristocratico.

Il dipinto capita a volte di vederlo nei meme, associazioni tra immagini e frasi che girano sui social. In uno si legge: «Quando qualcuno mi dice – Sei forte, ce la farai –, di solito rispondo –Sono intelligente, non comincio nemmeno». Tipico atteggiamento dei gatti. Loro sono così, non pretendono e non giudicano e, per la loro intrinseca felina perfezione nei movimenti e nell'aspetto, ci rendono più belli di quanto siamo, ci fanno sentire più aggraziati. Sono liberi e ci lasciano liberi, ci restano vicini con profondo e mai stucchevole affetto, donandoci conforto e amandoci con stile. Il tempo trascorso con loro non è mai sprecato.

Da quando Fulmine ha traslocato nel Paradiso dei gatti, Lau e Ciccio fanno discreta ma continua compagnia ai loro bipedi adottivi, meno signorili e meno saggi di loro, in silenzioso e dignitoso lutto. «I gatti sono come piccoli dei del focolare, compagni psichici» (William Burroughs).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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