Faustino e Giovita, i santi nell'affresco che sembra un portale per altre dimensioni

Dipinto dall'artista Giandomenico Tiepolo, si trova nel presbiterio della Chiesa dedicata ai patroni della città
Un particolare dell'affresco che rievoca l'apparizione dei patroni di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Un particolare dell'affresco che rievoca l'apparizione dei patroni di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Giandomenico Tiepolo ha 27 anni quando, tornato a Brescia dopo aver lavorato in Germania con il padre, il celebre Giambattista, dipinge nel presbiterio della Chiesa dei Santi Faustino e Giovita la loro apoteosi, conclusione prospettica di un interno che è un trionfo di figure, colori e movimento.

E che dire di quell’ipnotico affresco di un’aristocratica porta, così alto da sembrare irraggiungibile e ben visibile dall’ingresso, che convoglia l’attenzione e invita a essere oltrepassato? Sembra un portale per altre dimensioni e non è difficile immaginare i due santi dedicatari uscire da quel varco, proprio come apparvero nel 1438 durante l’assedio della città per salvarla dalla conquista (per farsi un’idea dell’evento miracoloso è utile osservare l’opera di Grazio Cossali sulla controfacciata).

L'interno della cattedrale

L’ampio e imponente interno della cattedrale ti avvolge e ti fa sentire piccolo e insieme parte integrante della scena. Lì dentro ti senti importante e - sarà per le molte pitture o forse per qualcosa che va ben oltre le mere immagini - meno solo. Riesci a percepire lo spirito dei moltissimi che hanno attraversato le navate, alzato lo sguardo verso i soffitti, che si sono persi nel capolavoro sospeso di Tiepolo Junior.

È un po’ come trovarsi in una realtà aumentata avendo come unica apparecchiatura tecnologica la propria mente. E pensi a questo figlio di un pittore di straordinario talento il quale in questa opera apre il suo personale - e il nostro - spazio per il cielo, descrivendo in modo movimentato e quasi eversivo gente che ha meritato di abitare sopra le nuvole. Nuvole non bianche ma di un colore acceso, che esondano dai limiti in cui dovrebbero stare, proprio come fecero Faustino e Giovita, i due bresciani del II secolo che si convertirono al cristianesimo.

L’imperatore Adriano li condannò a essere divorati dalle tigri del circo a Brescia, ma i felini rimasero mansueti; furono portati a Milano, torturati e inviati a Roma per essere sbranati nel Colosseo e anche in quel caso le fiere li risparmiarono. A quel punto furono gettati in mare in un battellino affinché affondassero, ma l'imbarcazione tornò a riva. Riportati a Brescia, vennero infine decapitati il 15 febbraio: ora sono i patroni della città e questo il giorno della loro festa.

La chiesa dedicata ai patroni della città

Chiesa dei Santi Faustino e Giovita - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Chiesa dei Santi Faustino e Giovita - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

La chiesa a loro dedicata è allegoria dell’abbondanza intesa come ricchezza di spirito e la mancanza di spazi vuoti non è da confondersi con l’horror vacui, bensì assimilabile alla pienezza dell’anima. Sicché non è da escludersi che il portale di cui sopra possa diventare per chiunque lo osservi un rapido accesso alla propria anima. «C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un’anima» (Victor Hugo).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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