È giusto eseguire un ordine ingiusto?

Clementina Coppini
L’episodio dipinto nella «Strage degli Innocenti» di Pier Maria Bagnadore da Orzinuovi insegna a non obbedire a disposizioni inique
Un particolare del quadro di Pietro Maria Bagnadore
Un particolare del quadro di Pietro Maria Bagnadore
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La Strage degli Innocenti: un tema di attualità fin da molto prima che nascesse il Redentore. Se vuoi eliminare un Uomo di Pace conviene farlo quando è piccolo e se vuoi distruggere un popolo annienta le nuove generazioni. L’episodio primigenio in tal modo definito è nel Vangelo secondo Matteo.

Erode il Grande ordina di uccidere tutti i bambini di Betlemme sotto i due anni al fine di disfarsi del neonato Re dei Giudei, che però nel frattempo, essendo stato San Giuseppe avvisato in sogno da un angelo, è stato portato in Egitto dai genitori. Per sapere dov’era Messia si era approfittato dei Re Magi mandandoli in avanscoperta (durante il viaggio erano andati a far visita al perfido tiranno e lui aveva chiesto loro di tenerlo informato). I tre, che seguendo la cometa erano partiti in cerca di Gesù, l’avevano trovato e si erano inchinati al suo cospetto in adorazione. Così Erode, conosciuta la posizione del Salvatore, invia un manipolo di scellerati a perpetrare la carneficina.

La Strage nell’arte

Tale fatto è da molte fonti considerato una leggenda, ma ciò non toglie che nel corso della Storia eventi analoghi si siano verificati più volte. Essendo argomento di forte impatto emotivo, la Strage ha ispirato molti artisti, tra cui Pier Maria Bagnadore da Orzinuovi, che dipinge il soggetto nel 1594 per la chiesa bresciana di San Francesco.

Tutto si svolge davanti a uno sfondo architettonico molto elegante, che esalta la crudezza della scena. Così quei bei palazzi con poggiolo diventano testimoni del raccapricciante massacro di fanciulli che si vede in primo piano e sottolineano con la loro muta presenza la ferocia (non ne resterà nemmeno uno, a parte colui che erano andati per uccidere) con cui i soldati portano a termine lo sterminio. Sembra la foto ricordo della tragedia nella sua acme.

Il quadro

In mezzo alla tela un uomo di spalle, a torso nudo, tiene per i piedini un bambino a testa in giù. Si prepara all’esecuzione sommaria del bimbo mentre allontana da sé la madre che, disperata, cerca di mordere il sicario. Davanti a loro corpicini straziati, illividiti dalla morte. Alla loro sinistra una mamma sta china sul figlioletto in fin di vita e un piccoletto corre spaventato verso la madre mentre un soldato sta per finirlo con un fendente alle spalle. A destra un’altra madre cerca di proteggere il figlio, mentre il pugnale del soldato dietro di lei è pronto a colpire. Tutti i bambini sono nudi e senza difese (nemmeno quella, seppur inutile di fronte a una spada affilata, di un vestitino).

Gli uomini non sembrano in preda alla follia, anzi il loro agire denuncia fredda premeditazione. Devono eseguire un ordine e lo fanno con impegno, come si evince dalle spade sollevate che stanno per abbattersi con forza su tenere carni. Ci si può sottrarre a un ordine quando lo si ritiene ingiusto? «Ribellarsi ai tiranni significa obbedire a Dio» (Benjamin Franklin).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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