Faustino Joli e le Dieci Giornate: quattro tele sull’eroismo di Brescia

Quattro dipinti per rivivere i giorni del 1849 in cui Brescia scelse la libertà. Tra le scene narrate da Joli, anche un simbolo nascosto e il sacrificio silenzioso di Lodovico Pavoni
Gli scontri a San Barnaba del 31 marzo 1849 nella tela di Joli
Gli scontri a San Barnaba del 31 marzo 1849 nella tela di Joli
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Faustino Joli, testimone degli eventi, riassume in quattro intensi dipinti le Dieci Giornate di Brescia, quei giorni compresi tra il 23 marzo e il primo aprile 1849 in cui la città diede prova del suo potente e disperato e indomabile amore per la Libertà.

I dipinti

I quadri sono l’Adunanza in Piazza Vecchia (l’attuale Piazza della Loggia), i Bresciani che in Piazza dell’Albera (oggi Piazzetta Tito Speri) infliggono pesanti perdite agli austriaci, gli scontri in Contrada San Barnaba e infine gli atti di barbarie perpetrati dagli austriaci (ormai è il 31 marzo, la fine) in Piazza dei Grani.

Si tratta di un condensato di orrore e dolore, un racconto del coraggio di chi, pur consapevole della sconfitta, lotta fino alla fine.

In due dei quattro dipinti sono nascosti in uno un episodio collaterale ma significativo collegato ai combattimenti presso San Barnaba e nell’altro un piccolo oggetto quadrato in mezzo alla folla in Piazza della Loggia. L’episodio non è descritto nel dipinto che fotografa gli scontri che insanguinarono il rione, ma è profondamente correlato a essi.

Lodovico Pavoni

Nel complesso monastico di San Barnaba (oggi riconvertito in Conservatorio e Auditorium) operava Lodovico Pavoni, fondatore dei Pavoniani, che proprio lì aveva creato una struttura dove giovanissimi orfani o abbandonati (sordomuti inclusi) avevano trovato casa e affetto e venivano educati alla letteratura, all’arte, alle scienze e, per chi voleva, all’agricoltura.

Fu per proteggere loro che il giorno dopo lo scoppio della guerriglia urbana, quando Lodovico vide che i suoi concittadini stavano erigendo una barricata proprio davanti alla scuola, radunò i suoi alunni/figli adottivi e li accompagnò a piedi in un percorso di dodici chilometri, fino al monastero di Rodengo Saiano, per metterli al sicuro.

Non era in buona salute e il viaggio gli costò la vita (morì il primo aprile, ora giorno della sua ricorrenza, essendo Lodovico diventato santo), ma i suoi bambini si salvarono tutti.

Il quadrato rosso

L’oggetto presente nella tela su Piazza della Loggia presenta all’esterno un profilo verde con dentro uno rosso e a seguire uno bianco, per terminare con un quadrato rosso. È il simbolo di quei giorni e i colori, anche se distribuiti in modo diverso e con altra forma geometrica, sono quelli della bandiera italiana. Per notare il mini-quadrato, perso in un grande spazio pieno di edifici e di gente, serve un po’ d’attenzione. Ma una volta che lo vedi comprendi come tutto sia concepito per ruotargli intorno, quasi esso desse senso a tutto.

Allontanare gli innocenti dal massacro e il tessuto bianco rosso e verde, l’azione e l’oggetto, assurgono a metafore universali di Devozione e Patria, ma soprattutto di qualcosa di più grande: il Sacrificio di sé. Non esiste un solo modo per lottare o per essere eroi: a volte implica restare e a volte andare. Una Grande Anima sa sempre cosa scegliere.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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