Al Mavs per esplorare il nostro passato tornando bambini
Volete fare un viaggio di scoperta verso voi stessi? Investigare le vostre origini? Ecco, allora andate al Museo Archeologico della Valle Sabbia, Mavs per gli amici.
Se immaginate gli uomini preistorici come creature che grugnivano e agivano in modo insensato avrete modo di cambiare idea. I nostri antenati non cercavano solo di sopravvivere. Sì, lo scopo in primis era questo (alla fine non è forse anche il nostro?), ma in loro c'era (e c'è) molto di più. Osservando i loro manufatti si comprende come fosse profondo l'impegno che profondevano per comprendere l'ambiente circostante e per trovare soluzioni, spesso geniali, che migliorassero l'esistenza.
Legame con arte e religione
Trovavano spazione anche per l'arte. Non consideravano inutile decorare vasi e manufatti in metallo, anzi. Vi stupirete osservando la raffinatezza di certe lavorazioni, vi commuoverete pensando a persone che conducevano una vita durissima (e difficilmente arrivavano a quarant'anni) eppure trovavano il tempo di creare raffinate collane, di abbellire gli oggetti di uso quotidiano, ma pure di riflettere sulla vita, sulla morte e sul sacro.
In loro c'era un profondo senso religioso, tale da spingere gli uomini della Corna Nibbia di Bione e di Monte Covolo di Villanuova sul Clisi, vissuti cinquemila anni fa, a praticare riti complicati per consentire alle anime dei loro morti di staccarsi dalle proprie spoglie mortali e raggiungere l'aldilà. O quelli che abitavano nelle palafitte del Lucone di Polpenazze del Garda (che dal 2011 sono iscritte al Patrimonio dell'Umanità Unesco) a porre il cranio di un bambino morto a tre anni nelle fondamenta del loro villaggio, affinché la sua innocenza in qualche modo li proteggesse.
Guardare ai primitivi con gli occhi dei bambini
Il Mavs forse riuscirà a far cadere il velo e a insegnarvi a guardare i primitivi con occhi più coscienti, gli stessi con cui osservate voi stessi allo specchio. All'uscita potrà accadervi di sentire suonare le campane. In senso figurato ma anche proprio, giacché il museo ha sede in un edificio quattrocentesco collegato alla chiesa principale di Gavardo.
Entrando nel chiostro due saranno le cose che noterete per prime: il poderoso campanile e l'altrettanto poderoso scheletro dell'ursus spelaeus. Non c'è bambino che non lo fissi incantato. I bambini amano gli uomini preistorici. Forse perché, come i nostri antenati, colgono per istinto l'essenza delle cose, non hanno sovrastrutture inutili e sanno cos'è davvero importante. Impariamo dai bambini e dagli uomini preistorici come si fa ad aggiungere ciò che è davvero fondamentale e a togliere ciò che non serve. È così che si arriva alle stelle.
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